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migranti foto aereadi Nicola Tranfaglia
Quando, negli anni scorsi, insegnavo all'università di Torino chiedevo ai miei studenti di fare un esercizio che consisteva nella lettura approfondita dei media e delle statistiche fornite ogni giorno dalle grandi agenzie specializzate.
I risultati erano sempre di notevole interesse perché la lettura degli anni e lo studio dei dati statistici consentono, ieri come oggi, di arrivare ad acquisire elementi che modificano notevolmente il ritratto della realtà quotidiana.
Ed è quello che ho pensato ieri mattina leggendo su un quotidiano l'articolo di Liana Milella sul rapporto tra immigrati e italiani in questo momento.
Leggendo poi le statistiche contenute nella sezione giuridica del Libro dell'anno del diritto curata da Tiziano Treu e da Roberto Garofoli, capo di gabinetto del Ministero dell'Economia retto da Pier Carlo Padoan, ho potuto scoprire che "seicentomila italiani ricevono la pensione ogni anno grazie ai contributi versati dai lavoratori extracomunitari che lavorano nel nostro Paese".
I dati sul ruolo economico dell'ondata migratoria che ha raggiunto l'Italia negli ultimi anni dicono infatti che gli stranieri in arrivo alla fine del 2015 sono stati 153.842, che gli oneri conseguenti al loro ingresso sono stati 3,3 miliardi nello stesso anno e che dal fatto derivano i benefici appena indicati.
Il ragionamento non può partire che da un dato obbiettivo, quali sono stati gli ingressi in Italia nel 2014 e nel 2015. In un Paese che - come dimostra il saggio di Francesca Fauri, Storia economica delle migrazioni italiane (edita dal Mulino nel 2015) - è stato, nei primi cento cinquant'anni della sua storia più recente, soprattutto un paese di emigranti e oggi dispone di una popolazione invecchiata e in grado di sopravvivere pur all'interno di notevoli disuguaglianze sociali. Due anni fa erano 170 mila le persone approdate ai nostri confini, "più del triplo rispetto al 2013, superando addirittura i valori del 2011 dovuti alla cosiddetta emergenza umanitaria in Nord Africa. Alla fine del 2015 i dati confermano il trend in progressione negli ultimi anni. I migranti arrivati via mare sono stati 153.842.
Tutto ciò dicono gli autori di quel libro della Treccani (che sarà discusso a Roma, all'Accademia dei Lincei) dimostra che "le migrazioni sono un tema epocale da affrontare anche in una dimensione sovranazionale ed europea, contemperando diverse esigenze da quelle irrinunciabili umanitarie e di solidarietà alla domanda di controlli e tutela della sicurezza, senza cedere a paure e passi indietro nell'integrazione ma piuttosto ripartendo in modo più equo gli oneri tra i Paesi."
I numeri dicono che 77 mila migranti risultano ospitati nelle strutture di accoglienza del governo e nelle oltre 1800 strutture temporanee, quasi il doppio delle presenze registrate nel 2014 e oltre dieci volte il dato medio del periodo 2011-2012. Le statistiche ci dicono che ben 1121 minori sono arrivati in Italia senza un padre, una madre, un parente più o meno stretto che li accompagnasse. Minori soli che "hanno posto un'enorme sfida in termini di adeguatezza degli alloggi, della supervisione e dell'introduzione scolastica."
Poco prima di morire, il mio amico Eco aveva scritto nella sua rubrica giornalistica: "In un periodo abbastanza breve, l'Europa sarà un continente multirazziale o, se preferite, colorato. Se vi piace, sarà così, e se non vi piace, sarà così lo stesso."
L'ultimo dato importante da ricordare sono le 525 mila imprese condotte da lavoratori immigrati (dato del 2014). Una cifra che rappresenta l'8,7% rispetto al totale delle imprese registrate nelle Camere di commercio e il 10,1% di quelle del Centro-nord. Una percentuale tutt'altro che piccola nel panorama italiano.

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