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precari scioperodi Nicola Tranfaglia
Ieri non era difficile prevedere che Angelino Alfano sarebbe uscito vincitore, assieme alle esigue truppe del NCD (alleato minuscolo ma indispensabile), insieme con le truppe verdiniane e con la minoranza arrabbiata del PD, a comporre la maggioranza che ci vuole al Senato per far passare quella che il presidente del Consiglio chiama pomposamente riforme istituzionali.
Una su tutte la pessima legge elettorale maggioritaria e di una sorta di soppressione - o meglio  trasfigurazione - del vecchio Senato che si trasforma in un'assemblea di consiglieri regionali nominati dalle segreterie delle forze politiche grandi e piccole già presenti in Parlamento. 
E così è stato, al di là delle proclamazioni tribunizie di Renzi, ed è  quel che fedelmente hanno detto i telegiornali. Ma in realtà se si guarda alle statistiche dell'ISTAT, che alcuni giornali riportano oggi, la situazione è particolarmente drammatica anche sul piano del lavoro. Ricorda uno studioso, molto lontano per idee da chi scrive ma corretto e fedele lettore dei dati numerici come il professor Luca Ricolfi, dell'Università di Torino, che scrive articoli precisi sul quotidiano Il Sole 24 Ore. La situazione è molto meno brillante di quanto le affermazioni di Matteo Renzi faccia capire nelle sue ossessive autoesaltazioni, convinto come è dal posto in cui è nessuno possa smentirlo o contraddirlo.
"Il precariato - afferma Ricolfi e un quotidiano romano pubblica oggi la sua intervista - dopo l'applicazione del Jobs Act è ai suoi massimi storici e il governo sembra occuparsi principalmente della "conservazione del suo potere". Il capo del governo - aggiunge lo studioso - sembra non comprendere il significato delle statistiche di cui parla. Ed esulta per i 764 mila contratti stabili in più certificati dall'INPS e che, secondo Ricolfi, non esistono o meglio non possono essere come nuove assunzioni.
L'intervista di Ricolfi continua e riserva altre sorprese.
Gli chiedono se il Jobs Act è stato in grado di ridurre durante il 2015 l'occupazione precaria e Ricolfi risponde: "No, durante il 2015 il tasso di occupazione precaria, ossia la quota dei lavoratori dipendenti con contratti temporanei ha raggiunto il massimo storico da quando la statistica in materia esiste (è dal 2004!). Bisogna dire tuttavia che da settembre dell'anno scorso il tasso di occupazione precaria ha incominciato a ridur
si sia pure di pochi decimali...ma Renzi non sembra comprendere il significato delle statistiche di cui parla. I 764mila posti di cui parla come risultato del Jobs Act  è la somma tra il numero delle trasformazioni (578 mila) e il saldo tra assunzioni e cessazioni (186 mila). Per quanto riguarda le trasformazioni, è vero che quelle del 2015 sono state assai più di quelle del 2013 e del 2014 ma se risaliamo anche solo al 2012 (l'anno di Monti) le trasformazioni erano state oltre 600 mila, ossia un poco di più di quelle vantate dal governo per il 2015. E questo ci fa capire che la modesta ripresa occupazionale che è in atto si deve innanzitutto al fatto che il Pil è ritornato a crescere più che a specifiche norme per favorire l'occupazione. Ma forse la misura migliore è stata quella del ministro Poletti nel 2014 che ha liberalizzato le assunzioni a termine permettendo molteplici rinnovi.
Ma il mercato del lavoro non è cambiato perché, come dice l'Istat, c'è stata l'esplosione dei contratti a tempo determinato accanto alla trasformazione di una parte di essi a contratti stabili. Il mercato del lavoro è stato drogato con gli incentivi e nel primo trimestre 2016 si vedrà nel maggio prossimo quali sono stati i risultati.
E a quel punto si scoprirà se la modesta crescita di occupazione proseguirà o si sgonfierà (come prevedeva qualche mese il presidente dell'INPS Tito Boeri).
I fattori macroeconomici (basso prezzo del petrolio, cambio favorevole euro/dollaro; quantitave easing della Banca centrale europea) dovevano portare il Pil a qualche punto in più e invece siamo all'O,7%."
La conclusione di Ricolfi, alla fine, mette in luce dell'occupazione in Italia oggi: non c'è tanto "un dramma dei precari ma c'è nel nostro Paese un dramma in cui milioni di lavoratori immigrati lavorano senza contratto, altri tre milioni cercano un lavoro e non lo trovano e altri tre milioni neppure lo cercano perché hanno perso la speranza di trovarlo. Abbiamo dieci milioni di persone che sono senza lavoro e fanno la differenza tra noi e i Paesi più avanzati dell'Europa.

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