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tranfaglia nicoladi Nicola Tranfaglia
Sono stati gli ultimi quarant'anni quelli decisivi per l'arrivo e il consolidamento delle ndrine calabresi in Piemonte. Qualche decennio dopo rispetto agli uomini di Cosa nostra che erano giunti più presto e avevano già compiuto alcune imprese che ne avevano qualificato la speciale qualità rispetto all'antica delinquenza presente, da sempre o quasi, nelle terre di Cavour e dell'epopea risorgimentale. Ma, dopo quella data, non bastano più operazioni pur molto note sul piano mediatico come il processo Minotauro o quello San Michele per fermare le ‘Ndrine che fanno proseliti nelle terre piemontesi e non si fermano mai nel loro fare impresa che si snocciola con le intimidazioni, le estorsioni, le violenze e tutte quelle attività costanti della criminalità organizzata. 
E così nei giorni scorsi, grazie all'operazione Big Bang, compiuta dal nucleo investigativo dei carabinieri dell'ex capitale piemontese, su ordinanza del giudice per le indagini preliminari Anna Ricci, i fratelli Adolfo e Aldo Cosimo Crea, esponenti del "crimine", braccio armato dell'associazione mafiosa calabrese, oggi la più forte tra quelle di origine italiana e meridionale- diffuse non solo sulla penisola ma in Europa e su tutto il Pianeta- hanno formato un nuovo gruppo nell'ex capitale. Un gruppo che lavora in particolare nel settore delle bische clandestine e compie atti di intimidazione ed estorsione che fruttano decine di migliaia di euro e a volte milioni se le vittime sono in grado di sborsarli.
I Crea sono tornati in carcere grazie alla nuova operazione investigativa insieme a Luigi Crea, figlio di Adolfo, il cugino Mario e altre sedici persone implicate nell'affare. La frase pronunciata dai due Crea con le vittime: "Lo sapete no? A Torino comandiamo noi." ha fatto il giro delle bische e delle carceri ed è stata rivolta dai Crea a un imprenditore in un ristorante del centro storico Babylon che è frequentato da persone ricche e agiate come i calciatori di serie A, imprenditori e professionisti della città. Aldo Crea, libero dopo aver scontato un certo tempo in carcere, chiedeva con quella frase 100 mila euro per mantenere i detenuti della sua associazione mafiosa. Il 16 ottobre 2014 un imprenditore ha persino ricevuto a casa una scatola con dentro una testa di maiale mozzata." La prossima volta-era scritto nel biglietto di accompagnamento del macabro pacco-mettiamo la tua testa”.
"Ho paura per me e per la mia famiglia ed è proprio per questo motivo che sto cercando di spostare i miei interessi professionali e familiari fuori dell'Italia" ha detto l'imprenditore che per questa ragione non avrebbe voluto denunciare i fatti. Anche un commerciante cinese, che pure dopo un'aggressione fisica è stato l'unico a presentarsi spontaneamente alle forze dell'ordine ,ha detto al magistrato: "Non volevo fare denuncia. Non è nella mia mentalità”. 
Purtroppo ci sono a Torino commercianti, professionisti e imprenditori che negano di aver debito con i Crea che dispongono di somme notevoli e, soprattutto se giocano d'azzardo, finiscono per andare incontro alle estorsioni che i due fratelli compiono per il clan Belfiore. "Il settore del gioco di azzardo-è scritto nell'ordinanza per l'arresto-è stato tradizionalmente uno di quelli in cui si è sviluppata l'attività criminale del gruppo Crea". Lo avevano già rivelato l'operazione Poker del febbraio 2014 e Gioco duro del 2008 in cui il pubblico ministero Onelio Dodero aveva ipotizzato rispetto ai Crea l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso poi derubricata dalla magistratura giudicante. Soltanto nel successivo processo Minotauro (arresti dell'8 giugno 2011) i due fratelli di Stilo sono stati condannati rispettivamente Adolfo a 10 anni e Aldo Cosimo a 8 anni e 8 mesi per associazione mafiosa in quanto componenti del "Crimine", struttura della ndrangheta incaricata di risolvere i problemi con la violenza. Nel febbraio 2014, poco dopo la sentenza della Cassazione, Aldo Cosimo ritorna libero. Adolfo resta in cella per l'operazione "San Michele" del luglio 2013 (tentata estorsione alla Set Up Live) ma patteggia la pena in continuazione con le precedenti pene, viene scarcerato nel luglio 2015 e riprende gli affari che non ha mai abbandonato. 
Dal carcere di Voghera curava gli affari attraverso il fratello o il figlio ventiduenne Luigi:" E' stato il tramitee deve ritenersi anche il capo della nuova organizzazione", scrive il gip che annota "l'attività era in continua espansione, con l'individuazione di nuove vittime, del reclutamento di nuovi soggetti e l'individuazione di nuovi ambiti economici di interesse”.

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