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tranfaglia c s fdi Nicola Tranfaglia
I decreti attuativi della legge sulla riforma amministrativa dovuta al ministro Marianna Madia stanno facendo progressi notevoli nelle ultime settimane e si è incominciato dalle società partecipate e dai servizi pubblici locali. Ora l'Associazione “E’ possibile” di Mestre, che ha lavorato in questi anni a studiare il complesso fenomeno, ha scritto un rapporto che vale la pena utilizzare per capire quali sono i problemi più gravi sul tappeto.
L'associazione mette in fila i principali ritardi della cosa pubblica: i debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti dei fornitori ammontano (al lordo della quota ceduta ai creditori in pro-soluto alle banche) a 70 miliardi di euro, il deficit logistico-infrastrutturale penalizza il nostro sistema economico per un importo di 42 miliardi di euro l'anno; il peso della burocrazia grava sulle Piccole e Medie imprese (Pmi) per un importo di 31 miliardi di euro l'anno; sono 24 i miliardi di euro di spesa pubblica in eccesso che non ci consentono di ridurre la nostra pressione fiscale in media Ue; gli sprechi e la corruzione presenti nella Sanità ci costano 23,6 miliardi di euro l'anno; la lentezza della nostra giustizia civile costa al sistema Paese 16 miliardi di euro l'anno. Voci difficili o impossibili da sommare tra loro ma che non precludono conclusioni poco ottimistiche al responsabile dell'Ufficio Studi della CGIA di Mestre: "E' possibile affermare, con una buona approssimazione, che gli effetti economici che derivano dall'inefficienza della nostra Pubblica Amministrazione siano di fatto superiori al mancato gettito riconducibile all'evasione fiscale che, a seconda delle fonti, sottrae alle casse dello Stato tra i 90 e i 120 miliardi di euro all'anno. E' altresì verosimile ritenere che se recuperassimo una buona parte dei soldi evasi al Fisco, la nostra macchina pubblica funzionerebbe meglio e costerebbe meno. E' altrettanto plausibile ipotizzare che, se si riuscisse a tagliare sensibilmente la spesa pubblica, permettendo così anche la riduzione di pari importo anche del peso fiscale, molto probabilmente l'evasione sarebbe più contenuta.

In questa situazione al Consiglio dei ministri di venerdì 15 gennaio prossimo dovrebbero arrivare i tagli previsti sulle imprese pubbliche partecipate, la ridefinizione dei servizi locali, il decreto sulla trasparenza nella Pubblica Amministrazione, il Freedom of information act, l'accorpamento dell'azienda forestale e altri provvedimenti attuativi della legge complessiva di riforma. I decreti dati ormai per certi sono una decina a cui si aggiungerebbe una scelta di tagliare alcune leggi esistenti già fatta a cui manca soltanto il via libero definitivo. Potrebbe esserci alla fine anche la sforbiciata di alcuni enti inutili e veri e propri carrozzoni fuori controllo o veri e propri "doppioni". Si parla entro la primavera di tagliare alcune prefetture e in estate di varare il testo unico del pubblico impiego.
Ecco la tabella di dettaglio della nostra Pubblica Amministrazione con i relativi effetti economici sulla spesa economica dello Stato: 70 miliardi di debiti (secondo la relazione annuale della Banca d'Italia del 26 maggio 2015); peso economico delle infrastrutture, secondo il calcolo di Confcommercio nell'ottobre 2015; oneri amministrativi  per le PMI del Dipartimento Funzione pubblica, Presidenza del Consiglio dei ministri, aprile 2013; spending revew per ridurre la pressione fiscale (24 miliardi di euro, Commissione europea dicembre 2015); Spese sanitarie, 23,6 miliardi di euro (Ispe-Sanità, Libro bianco sulla corruzione in Sanità, 2014); Giustizia, 16 miliardi (Banca d'Italia, Considerazioni finali del Governatore nella relazione annuale del 2010, 31 maggio del 2011).  
C'è qui materia di una riflessione approfondita per le Camere e per tutti quelli che si preoccupano del futuro del nostro Paese.

Foto © S. F.

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