Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

credito risparmidi Nicola Tranfaglia
Per la prima volta quattro banche - Cari Ferrara, Cari Chieti, Banca Etruria e Banca Marche - sono state salvate con un meccanismo che anticipa in parte il bail-in (salvataggio interno che entrerà in vigore dal prossimo 1° gennaio) e, in parte, ricorre al vecchio bail-out (salvataggio esterno), già andato in scena durante la crisi finanziaria ma - questa volta - senza prevedere l'iniezione diretta di soldi pubblici nel capitale delle banche in difficoltà (fatte salve le elezioni fiscali sui contributi versati dalle banche "salvatrici").
Il primo aspetto coinvolge i risparmiatori che vedono nel decreto di salvataggio che le azioni e le obbligazioni subordinate delle "vecchie" banche sono diventate pezzi di carta e rappresentano quindi una perdita al 100% per chi le ha sottoscritte. In questi quattro casi, dal punto di vista del capitale, dati che risalgono anche al 2012 indicano due miliardi di euro azzerate (secondo Moody). Sono poi coinvolti 788 milioni di di euro di obbligazioni subordinate. Sono strumenti che in casi di difficoltà dell'emittente, prevedono il rimborso del capitale solo "in subordine" rispetto ad altri titoli, cioè le obbligazioni "senior" che hanno un grado di protezione maggiore. Il problema che emerge dalle testimonianze raccolte è che ben pochi dei sottoscrittori di queste obbligazioni erano a conoscenza del rischio al quale andavano incontro. Dopo che azioni ed obbligazioni hanno assorbito le perdite, i crediti in sofferenza (cioè morosi) delle vecchie banche sono stati svalutati: da 8,5 miliardi di euro il loro valore è stato abbattuto a 1,5 miliardi (il 17% circa del valore originario, un dato di gran lunga inferiore al valore medio di copertura delle sofferenze in Italia). Sono stati poi trasferiti in una bad bank, una "banca cattiva" che non ha la licenza per l'attività tradizionale: è una scatola per le sofferenze, per venderle a operatori specializzati sperando di recuperare i denari in gioco. Gli altri attivi delle vecchie banche, cioè le parti buone, sono finite in quattro nuove entità dotate di un capitale necessario per operare, in vista della loro cessione.
Le risorse necessarie a queste operazioni, circa 3,6 miliardi, sono arrivate dal sistema bancario attraverso un Fondo di risoluzione al quale ritorneranno i proventi della vendita dei crediti in sofferenza e delle banche risanate. Per questo alcuni parlano ancora di bail-out, salvataggio da fuori ma senza soldi diretti dei contribuenti.
La Commissione UE ha accertato comunque che ci sono aiuti di Stato ma non in misura tale da generare una distorsione del mercato e ha dato il via libera all'operazione. Ma è da notare che è la prima volta che accade, nel nostro Paese, un incidente di dimensioni così preoccupanti.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos