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corte costituzionaledi Nicola Tranfaglia
Ci sono quattro articoli che regolano la scelta e l'elezione dei giudici costituzionali nel nostro ordinamento e vanno dall'articolo 134 all'articolo 137. Si preoccupano di stabilire la condizione di partenza delle persone da scegliere(sono scelti tra i magistrati anche a riposo delle giurisdizioni ordinaria e amministrativa, i professori ordinari in materie giuridiche e gli avvocati dopo vent'anni di esercizio), dell'organo che li elegge (un terzo li nomina il Presidente della Repubblica, un terzo il Parlamento, e un terzo le supreme magistrature ordinaria e amministrativa), degli anni di esercizio dell'incarico(nove anni e non possono essere rieletti).
Nell'articolo 137 del dettato costituzionale si stabilisce “che contro le decisioni della Corte costituzionale non è ammessa alcuna impugnazione” e nel precedente 136 si recita che “quando la Corte dichiara la illegittimità di una norma di legge o di un atto avente forza di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione”.
La decisione della Corte è pubblicata e comunicata alle Camere ed ai Consigli regionali interessati affinché, ove lo ritengano necessario, provvedano nelle forme costituzionali.
Il dettato costituzionale è chiaro ed è stato eseguito nel settantennio repubblicano, a parte polemiche secondarie e di solito relative a dispute personali, in maniera accettabile ma oggi-e questo indica i problemi del tempo in cui viviamo e il declino inevitabile che caratterizza l'attuale momento storico- e così trova una spiegazione le ventinove volte in cui le Camere riunite hanno tentato (come è stato notato, con molta approssimazione) dalla maggioranza delle "larghe intese", sostenute dall'opposizione di Forza Italia. Ora dopo il ritiro di Petruzzella e il rinvio tra dieci giorni della prossima votazione, bisogna fare qualcosa per risolvere il problema aperto. Qualcuno ha ricordato che l'anno scorso, nel novembre 2014, quando il PD e il M5S elessero con un inevitabile do ut des un giudice costituzionale (Silvana Sciarra ,PD) e un membro del Consiglio Superiore della Magistratura (Alessio Zaccaria, 5 Stelle). In quell'occasione il comico a capo del Movimento 5 Stelle parlò di "accordo importante" grazie a cui il movimento entrava nelle istituzioni.

Ma questa volta il partito guidato da Renzi con pugno di ferro ha concluso di fatto un accordo che si ispirava al precedente "patto del Nazareno" con Berlusconi e con i centristi del NCD. Tuttavia questo non funziona più in un momento come questo e non si possono coinvolgere i seguaci del comico all'ultimo momento. E questo perché - è importante sottolinearlo - ormai siamo entrati nella lunga campagna elettorale delle elezioni amministrative che si concluderanno nel giugno 2016.
E oggi l'immagine di un parlamento aggrovigliato su sé stesso e obbligato a rivolgersi al M5Stelle per uscire dall'attuale paralisi giova a Grillo e ai suoi seguaci ma non al governo in carica.
E' un passaggio istituzionale importante quello di fronte a cui siamo perché o si trova una prassi costituzionale accettabile con la quale proseguire e correggere le scelte fatte finora (a cominciare dall'Italicum che è una legge elettorale-come hanno detto più volte i migliori costituzionalisti della penisola- dissonante e lontana dallo spirito e dalla lettera della nostra Costituzione) o non resta che favorire in ogni modo la chiusura e lo scioglimento di un parlamento paralizzato dal vecchio, criticabile accordo e incapace di concluderne altri, e più proficui, sul piano politico e costituzionale.

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