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marino sindaco romadi Nicola Tranfaglia
Più passa il tempo e più il sindaco di Roma fino al 2 novembre 2015, Ignazio Marino, mi ispira fiducia e simpatia. Avrà pure compiuto molti errori ed è sicuramente considerato un "corpo estraneo" alla politica nazionale e ancor più di quella "romana" che ha proprie, particolari caratteristiche e, infatti, si sono sempre rivolti a lui come "il marziano" ma ha detto ieri in una piazza come quella piccola ma non troppo come quella del Campidoglio, che conteneva tremila suoi simpatizzanti nati o abitanti a Roma, che con ogni probabilità ritirerà le dimissioni e che non deluderà i suoi sostenitori, quelli che in molte decine di migliaia. 35 mila o addirittura 50 mila, secondo quel che si è scritto nei giorni scorsi. Ma che cosa significa quella frase: "Non vi deluderò" che ha ripetuto più volte nella riunione di ieri?
Che gli equilibri nell'aula Giulio Cesare in cui si svolgono di solito le adunanze del Consiglio comunale capitolino sono cambiati? O che Marino vuol mettersi alla testa di una nuova lista civica che rischia di dimezzare i voti della lista che frequenterà la lista democratica di cui lo stesso Marino aveva vinto le primarie nelle precedenti elezioni comunali? Due politici. L'onorevole Nieri di Sel e il parlamentare democratico Marco Miccoli hanno detto frasi impegnative a sostegno del sindaco marziano che si è impegnato a fondo negli ultimi due anni e mezzo per reggere il peso enorme che comporta affrontare i problemi della capitale.

E Marino ha detto parole significative alle domande che attraversano la città sul destino di Roma nei prossimi mesi e soprattutto alla vigilia di un processo come quello che si è già aperto su mafia-capitale.
"State scrivendo una pagina straordinaria di democrazia - ha detto Marino - che più di tante parole-sigla l'unione tra romane e romani e il suo sindaco. In questi due anni abbiamo strappato (o forse è più corretto dire: abbiamo incominciato a farlo) il cancro di parentopoli di chi da queste stesse scale si era presentato con il saluto romano. Noi abbiamo portato le decisioni dai cosiddetti salotti buoni all'aria aperta. Abbiamo scelto sulla base del merito e delle competenze e non degli amici degli amici o sulla base delle tessere di partito.
Certamente abbiamo fatto degli errori e me ne assumo la responsabilità. Ma chi, entrando in una casa distrutta, ha il dono della infallibilità? Noi come Comune saremo parte civile nel processo che si apre il 5 novembre per mafia-capitale. Dobbiamo chiedere un confronto a tutti gli eletti e in particolare a quelli che sono stati eletti con Sel Partito democratico e Lista Civica.
Ora si giocherà tutto nella prossima settimana e, a mio modesto avviso, ci vuole un sindaco che sappia che cosa dire e fare nel prossimo grande processo sulle vicende di mafia-capitale.

ANTIMAFIADuemila
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