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rai antennedi Nicola Tranfaglia
In Italia, a cominciare dalle due Camere di cui è costituito il parlamento nazionale, ci sarebbe bisogno, per garantire sempre il controllo di tutti gli elettori, di un'informazione decisa alle proposte dei governi e, se è il caso, anche costruttiva, è affermazione che sempre più italiani credono di poter accettare e condividere. Ma nel nostro Paese, a ripercorrerne per chi è abituato a farlo, la storia recente si tratta di un atteggiamento e di una merce, per così dire, che è difficile trovare sul mercato delle idee, come dei comportamenti e degli atteggiamenti politici.
Ora di fronte al ddl per la riforma in cantiere della Rai le obiezioni di una parte, almeno, dell'opposizione al governo delle larghe intese Renzi- Alfano si fanno per fortuna sentire almeno su qualche giornale. Ed è il caso di farle valutare, tanto per cominciare, dai nostri lettori.
Il movimento dei 5 stelle (con i quali - sia chiaro ai lettori - non mi trovo affatto facilmente d'accordo) ha chiesto al presidente del comitato di vigilanza della Rai Roberto Fico di sostituire in permanenza la collega Adriana Spessotto durante la discussione sul disegno di legge, che ricorda come il capo dello Stato Sergio Mattarella abbia citato, nel suo discorso di insediamento alla carica, la necessità del pluralismo dell'informazione. D'altra parte proprio il governo Renzi è tornato a premere il pedale dell'acceleratore. E, non a caso, restano soltanto due settimane per esaminare i quattrocento emendamenti presentati in commissione con l'obbiettivo di "trasferire in aula" già il 19 ottobre prossimo il provvedimento.

"Hanno fretta di trasferire tutti i poteri nelle mani di un amministratore delegato telecomandato direttamente da palazzo Chigi" è la critica che avanza il coordinatore nazionale di Sinistra ecologia e libertà, Nicola Fratoian ni, membro peraltro anche del comitato di vigilanza della Rai. Il problema, in effetti, sta proprio nei poteri del nuovo amministratore della Rai rispetto al Consiglio di Amministrazione. "Questi poteri, secondo l'onorevole Fico, sono sbilanciati rispetto a quelli del Consiglio di Amministrazione. E' inaccettabile eleggere un Consiglio di Amministrazione con la legge Gasparri e poi stravolgere la figura del direttore generale trasformandolo in amministratore delegato: se il governo è in ritardo sull'approvazione della sua stessa legge, non può pensare di rimediare dando vita ad un abominio giuridico. Cioè un cda eletto con la legge Gasparri e un amministratore delegato diretto emanazione del governo in carica". E ancora l'onorevole Fico ricorda "Renzi aveva annunciato la riforma della Rai al grido di "via i partiti da Viale Mazzini". Ma poi vuole dare vita a una riforma che consente al governo in carica di nominare un amministratore delegato con pieni poteri senza nessun contrappeso. Dal momento che, nell'elezione dei consiglieri di amministrazione, si può esprimere una sola preferenza, la maggioranza attuale avrebbe i numeri di eleggersi l'intero consiglio senza nessun voto delle opposizioni". Il movimento Cinque Stelle presenterà perciò un emendamento che punti a un iter fondato sul merito ,la competenza e l'onorabilità ,affidando all'autorità garante delle comunicazioni (AGcom) l'esame dei curricoli e di selezione degli idonei tra i quali sorteggiare i consiglieri di amministrazione. "Il M5S chiede anche l'introduzione anti-conflitto di interesse. Richiama anche il problema degli stipendi degli amministratori della Rai: oggi l'attuale direttore generale Campo dell'Orto prende 650mila euro l'anno e 366 mila ne guadagna la presidente Monica Maggioni." Inoltre il sistema di assegnazione degli appalti: "con questa legge si riducono praticamente annullandoli tutti i controlli sulle procedure di affidamento attraverso la cancella di ogni criterio anche minimo di trasparenza. Nonostante, proprio sul fronte dell'appalto, siano state riscontrate numerose irregolarità con la conseguente apertura di diverse indagini interne. Se l'obbiettivo era quello di snellire le procedure di affidamento, non è certo questo il modo per ottenerlo."
C'è anche il problema degli attacchi portati di recente contro il canale terzo della Rai dal presidente della regione Campania Vincenzo De Luca agli attacchi del commissario della Vigilanza Anzaldi contro i direttori di Raitre Andrea Vianello e Bianca Berlinguer. Tensioni che il presidente del Consiglio Renzi ha provato a smorzare proclamando che "non c'è nessun editto bulgaro" di Arcoriana memoria. Ma la verità è che- come ha detto con grande chiarezza il diretto dell'ingraiano direttore del Centro per la riforma dello Stato Walter Tocci- che con la riforma in corso del Senato "si cambia la forma dello Stato senza annunciarla, senza discuterla come tale e neppure deliberarla esplicitamente. La legge costituzionale e l'Italicum istituiscono in Italia il premeriato assoluto.
Si affidano le sorti del paese all'arbitrio di una minoranza che diventa maggioranza per i rinforzi artificiali del premierato invece che per i consensi liberamente espressi dai cittadini. Si crea un governo maggioritario in una democrazia minoritaria, segnata sempre di più da una disaffezione maggioritaria che allontana dalle urne ormai quasi la metà della popolazione."
Non c'è molto da aggiungere a simili considerazioni se non il fatto che tutto avviene nel silenzio generale degli italiani o quasi. A questo punto siamo arrivati ormai?

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