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Nicola Tranfaglia
La Corte di Giustizia dell'Unione europea interviene periodicamente contro la legislazione italiana. Non perché siamo "brutti e cattivi" ma perché, e qui conta la lunghissima storia del bel Paese, tra le pieghe di certi atti legislativi vi sono aspetti non poco deficitari. Stavolta la Corte ha dovuto notare che - nei casi di frode grave in materia di Iva cioè di diritti da pagare allo Stato per un'attività economica o finanziaria esplicata da un singolo o da un'impresa - l'applicazione di una prescrizione troppo breve potrebbe tradursi in un danno finanziario per l'Unione medesima e, quindi, non può essere consentita. I giudici europei si sono pronunciati a proposito di un caso italiano di frode all'Iva sullo champagne per il valore di alcuni milioni di euro. In questo caso, i responsabili, secondo le leggi vigenti in Italia, non sarebbero punibili perché in breve tempo scatterebbe la prescrizione.
La Corte è intervenuta su richiesta di un giudice italiano che chiede di chiarire i termini di applicazione delle regole dell'Unione europea in un processo nel quale gli imputati sono accusati di associazione per delinquere e frode fiscale compiuta attraverso "frodi carosello" e dichiarazioni fraudolente sull'IVA.

L'operazione di truffa ai danni dell'erario italiano ma anche delle casse dell'Unione è avvenuta negli anni tra il 2005 e il 2009 (governi di centro-destra presieduti da Silvio Berlusconi) attraverso partite di champagne del valore di alcuni milioni di euro. Una parte di reati si è estinta attraverso la prescrizione mentre gli altri reati risulteranno prescritti al più tardi l'8 febbraio 2018 senza che - nel frattempo - possa essere pronunciato in Italia una sentenza definitiva per la complessità delle indagini e la lunghezza del procedimento. In Italia-precisa la Corte-una situazione del genere non è rara a causa della peculiarità dell'ordinamento giuridico italiano che permetteva, alla data dei fatti, una proroga dei termini di prescrizione di solo un quarto della sua durata(termine insufficiente per ottenere una sentenza definitiva in Corte di Cassazione, dati i tempi ordinari dei procedimenti giudiziari). Ora il tribunale di Cuneo ha chiesto alla Corte se finendo con il garantire l'impunità alle persone che violano le disposizioni finali, il diritto italiano non abbia creato una nuova possibilità di esenzione dall'Iva non prevista dal diritto dell'Unione europea. La Corte, con la sua nuova sentenza, ha stabilito che "il giudice italiano dovrà verificare se il diritto italiano consente di sanzionare in modo effettivo e dissuasivo i casi di frode grave che ledono gli interessi finanziari dell'Unione" anche "disapplicando, all'occorrenza, le norme controverse sulla prescrizione".

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