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tranfaglia-nicola4di Nicola Tranfaglia - 22 agosto 2015
I funerali che sarebbe sottotono definire eccezionali e fantasmagorici del boss malavitoso Casamonica nel centro della
capitale, in una delle chiese più belle della città eterna, su una carrozza con sei cavalli e l'orchestra che suonava la musica de il Padrino, e infine un elicottero che lanciava sulle migliaia di persone partecipanti alle esequie petali di rosa hanno riproposto per così dire la grave, oggettiva contraddizione che caratterizza la storia recente della nostra capitale. Che da una parte rappresenta a livello internazionale la vetrina del Paese Italia e, dall'altra, ha registrato negli ultimi anni vicende metropolitane che, a parte la presenza di molte università e di scuole importanti, si riassumono - a livello dei mezzi di comunicazione di massa - nell'espressione funesta e raggelante di "mafia capitale" su cui proprio un quotidiano che esce nella capitale attrarrà di nuovo a fine agosto l'attenzione generale con la sua festa (le intercettazioni dell'inchiesta giudiziaria saranno lette all'isola tiberina).

A leggere quelle intercettazioni si ha una duplice sensazione tutt'altro che piacevole. Da una parte, la difficoltà di indicare soltanto in una parte dello schieramento politico che si è contrapposto negli ultimi anni come responsabile e implicata negli affari milionari e miliardari che si facevano all'ombra della città eterna. E, dall'altra, la fuga ormai avvenuta di qualunque obiettivo politico-istituzionale da parte dei personaggi decisivi che calcavano le scene in quegli anni fino alla scoperta giudiziaria degli affari che hanno caratterizzato gli anni delle giunte che hanno preceduto l'ultima giunta comunale presieduta da poco tempo dall'incolpevole Ignazio Marino. E questo dipenderà anche - come ha scritto ieri un quotidiano nazionale  importante - dalla difficoltà identitaria di Roma come capitale, ma resta il fatto che quello che è avvenuto negli ultimi anni all'ombra delle grandi chiese cattoliche ha implicato un numero molto alto di religiosi, di militari e di politici senza che si levasse la reazione necessaria, non dico delle masse popolari ma anche di quelle persone oneste che pure ci sono e che hanno assistito impotenti al dipanarsi di vicende squallide e tali da lasciare conseguenze poco piacevoli per il presente, e forse anche per il futuro della nostra capitale.
Ai lettori di queste mie note una prima risposta a interrogativi che continuano preoccupare più di un italiano.   

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