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migranti-campilavorodi Nicola Tranfaglia - 20 agosto 2015
Proprio ieri un'organizzazione benemerita come Amnesty International ha dichiarato, pubblicando il suo rapporto sullo sfruttamento dei lavoratori migranti nel settore agricolo italiano, che il nostro Paese deve rivedere le politiche che contribuiscono allo sfruttamento di quei lavoratori e che violano il loro diritto a condizioni di lavoro giuste e favorevoli e all'organizzazione della giustizia. Il rapporto che è stato più volte citato anche in relazione alla recentissima morte di tre braccianti nell'Italia meridionale, si concentra su gravi sfruttamenti dei lavoratori migranti da paesi dell'Africa subsahariana, dell'Africa del Nord e dell'Asia, impiegati in lavori poco qualificati, spesso stagionali o temporanei, per lo più del settore agricolo delle province di Latina nel Lazio e di Caserta in Campania. Il rapporto aggiunge, peraltro, che lo sfruttamento dei lavoratori migranti è diffuso in tutto il territorio nazionale.

"Nell'ultimo decennio - ha sottolineato Francesca Pizzitelli, ricercatrice del Segretariato Internazionale di Amnesty International e autrice del rapporto - le autorità italiane hanno alimentato l'opinione pubblica sostenendo che la sicurezza del paese è minacciata da un'incontrollabile "immigrazione clandestina", giustificando in questo modo l'adozione di rigide misure che hanno posto i lavoratori migranti in una situazione legale precaria, rendendole facili prede dello sfruttamento". Ed ha aggiunto: "Il controllo dell'immigrazione può costituire un interesse legittimo di ogni Stato ma non deve essere portato avanti a danno dei diritti umani di coloro che si trovano nel suo territorio, lavoratori migranti inclusi. L'esito di tutto questo spesso, per i lavoratori migranti consiste in paghe ben al di sotto del salario concordato tra le parti sociali, riduzione arbitrarie dei compensi, ritardato o mancato pagamento, lunghi orari di lavoro. Si tratta di un problema diffuso e sistematico." E la cronaca dei media ha riportato il salario di due euro giornalieri nella vicenda di cui abbiamo parlato più sopra nel nostro articolo. Il sistema adottato finora, oltre ad essere e prestarsi ad abusi, incrementa il rischio di sfruttamento del lavoro dei migranti. La legislazione italiana, attraverso la cd legge Bossi-Fini dai nomi dei suoi promotori in un recente passato, ha introdotto il reato di "ingresso e soccorso illegale, stigmatizzando così i lavoranti migranti irregolari, alimentando la xenofobia e la discriminazione nei loro confronti. Una simile legislazione pone i lavoratori migranti nella condizione di non poter chiedere giustizia per salari inferiori a quanto concordato, per il mancato pagamento o per essere sottoposti a lunghi orari di lavoro. La prospettiva, per molti di loro, è che se denunciano lo sfruttamento, vengono arrestati o espulsi a causa della loro condizione di "irregolari".
Insomma, l'andamento contraddittorio della storia recente italiana che, negli ultimi anni, è passato da un lungo esecutivo populista a un governo di larghe intese Renzi-Alfano, senza che nel frattempo si svolgessero elezioni politiche generali, ha creato forti contraddizioni legislative di cui soffrono - come è inevitabile - prima di tutto le categorie più deboli e indifese. E gli emigranti sono senza dubbio tra queste.

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