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liberta-informazione-tvdi Nicola Tranfaglia - 2 maggio 2015
Bisogna dire che non ci smentiamo mai e - nell'anno da poco archiviato, il 2014 - abbiamo collezionato due primati da non trascurare: il primo è che abbiamo confermato di essere la "pecora nera" del continente europeo a proposito della libertà di informazione in tutte le sue espressioni, il secondo è che abbiamo perso nove posti nella classifica mondiale redatta dal 1980 all'organizzazione americana non governativa, Freedom House. Inoltre - e questo dato non può non riguardare di necessità anche l'atteggiamento del nostro governo delle larghe intese - il 2014 è stato l'anno peggiore negli ultimi dieci anni nel mondo intero con appena il 14% della popolazione globale che vive in Paesi in cui ci sia effettivamente un livello adeguato di informazione. E non è un caso che nel nostro Paese non escano da alcuni anni libri che discutono un problema del genere, cosa che invece in altri decenni è avvenuto con storie generali o particolari di libri storici o sociologici su questo settore della vita sociale e culturale. Peraltro i paesi che condividono con il nostro una posizione così depressa (65mi su 199 Paesi presi in considerazione) sono Paesi che hanno un livello economico-sociale non simile al nostro trattandosi del l'Ungheria, della Bulgaria, del Montenegro, della Croazia, della Serbia, della Romania, dell'Albania, del Kosovo, della Bosnia-Erzegovina, della Grecia, della Macedonia e della Turchia. Vale a dire una dozzina di paesi che non rappresentano certamente oggi degli esempi di democrazia moderna e consolidata nel vecchio continente.

Peraltro, scorrendo la classifica contrassegnata come ora usa da colori diversi, si ha modo di notare che l'Italia come gli Stati che la seguono nella classifica e che abbiamo appena nominati sono gialli e appaiono circondati da un'Europa che, eccezion fatta per il nostro e per quelli dell'Est, è interamente colorata di verde cioè di paesi in cui la libertà di informazione c'è effettivamente. Sono verdi perché libere la Francia, la Gran Bretagna, l'Irlanda, la Germania, i paesi scandinavi ma anche l'Austria, l'Olanda, il Belgio, il Lussemburgo e lo è persino Cipro. Insomma sono liberi, da questo punto di vista, oltre quattrocento milioni di cittadini europei. Non dispongono invece di un adeguato livello di libertà di informazione i cittadini italiani e oltre cento milioni di cittadini che corrispondono appena al ventuno per cento della popolazione nel Vecchio Continente. E sono colorati in verde, oltre al resto dell'Europa, gli Stati Uniti di America, il Canada e l'Australia. Ed è singolare l'atteggiamento di molti italiani che sono convinti di vivere in un paese perfettamente democratico e sembrano non rendersi conto che questo non può essere vero se questo è lo stato della nostra informazione giornalistica come televisiva. Eppure ormai dovremmo sapere le ragioni dell'arretratezza italiana segnalate già molte decine di anni fa negli studi migliori sull'argomento: leggi grottesche e inefficaci (come quella Frattini sul conflitto di interessi fatta nei primi anni del ventunesimo secolo per compiacere il potente uomo di Arcore), o quella pessima sulla diffamazione a mezzo stampa (che forse adesso potrà cambiare), un oligopolio televisivo non regolato adeguatamente, indici di lettura ridicoli che dipendono dal livello arretrato della cultura media nel Paese. E potremmo continuare a segnalare altre cause concorrenti. Ma la cosa più importante sarebbe fare del Bel Paese una democrazia moderna che elegga un parlamento di persone oneste e un governo in grado di lavorare per il bene comune. Un sogno, dirà qualcuno, ma forse l'unico che vale la pena fare.

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