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tranfaglia-nicola-web15di Nicola Tranfaglia - 1° maggio 2015
Il primo maggio 1947, in località Piana degli Albanesi, a Portella della Ginestra si ritorna a festeggiare, dopo ventitre anni di dominazione fascista, la festa dei lavoratori. Circa duemila persone, in gran parte contadini (ma c'erano anche artigiani e operai) della zona di Piana degli Albanesi, san Giuseppe Jato e San Cipirello nella provincia di Palermo si riunirono nella vallata circoscritta dai monti Kumeta, Maja e Pelavet, per manifestare contro lo strapotere dei latifondisti a favore dell'occupazione delle donne incolte e per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo (formato dai partiti della sinistra ,socialisti e comunisti) nelle recenti elezioni per l'assemblea regionale siciliana. In quest'ltime, svoltesi il 20 aprile di quell'anno, la coalizione PSI-PCI aveva conquistato 29 rappresentanti (con il 29% dei voti) contro i soli 21 della Democrazia cristiana (crollata a circa il venti per cento dei voti). Improvvisamente dal monte Pelavet partirono sulla folla in festa numerose raffiche di mitra che si protrassero per circa un quarto di ora e lasciarono sul terreno undici morti (nove adulti e due bambini) e ventisette feriti di cui alcuni morirono in seguito per le ferite riportate. Nel mese successivo alla strage ci furono attentati e colpi di mano contro le sedi del PCI di Monreale, Carini, Cinisi, Terrasini, Borgetto, Partinico, San Giuseppe Jato e Cipirello, provocando un altro morto e numerosi feriti: sui luoghi degli attentati vennero lasciati dei volantini firmati dal bandito, capo di una banda già nota, Salvatore Giuliano, che incitavano la popolazione a ribellarsi contro il pericolo della conquista del potere da parte dei comunisti.

La CGIL proclamò lo sciopero generale accusando i latifondisti siciliani di voler "soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori". Soltanto quattro mesi dopo si seppe che a sparare a Portella della Ginestra e a compiere gli attentati contro le sedi del PCI erano stati gli uomini del bandito separatista e filofascista Salvatore Giuliano, ex colonnello dell'ELVIS, l'esercito separatista siciliano. Ma proprio chi scrive ha compiuto a College Park negli Stati Uniti, con l'aiuto di Michele Cereghino, una ricerca archivistica (apparsa nel volume Come nasce la Repubblica, Milano, Bompiani 2004) nei fondi del servizio spionistico americano, la CIA, da cui emerge con chiarezza che a sparare con la banda Giuliano sui monti che circondano Portella c'era "un esercito fantasma - ipotesi questa confermata ulteriormente dalla lettura critica della sentenza di Viterbo compiuta da Angelo La Bella e Rosa Mecarolo - che ha al suo interno agenti americani della CIA e seguaci di Junio Valerio Borghese uniti temporaneamente nell'azione anticomunista di cui sono protagonisti i servizi segreti americani dell'Office of Strategic Service, più noti con l'acronimo OSS. E con maggior precisione, come risulta anche da un dossier successivo preparato da Giuseppe Casarrubea negli anni successivi," I rapporti desecretati dell'OSS e del CIC (i servizi segreti statunitensi nella seconda guerra mondiale che provano l'esistenza di un patto scellerato in Sicilia tra la banda Giuliano ed elementi già nel fascismo di Salò (in primis, la Decima Mas di Junio Valerio Borghese e la rete eversiva del principe Pignatelli nel Mezzogiorno d'Italia). Ci sono altri studiosi, come Francesco Petrotta e Francesco Renda, che non sono d'accordo su questa ipotesi e ritengono che quella ufficiale elaborata nei primi anni del secondo dopoguerra sia ancora valida ma sul piano delle ricerche non ci sono state novità fino ad oggi. 


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