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corte costituzionale 645di Nicola Tranfaglia - 14 aprile 2015
La corte costituzionale è incompleta da quasi dieci mesi e continua a lavorare con 13 giudici di fronte ai quindici previsti dalla Carta costituzionale. Dopo che il 28 giugno 2014 Luigi Mazzella e l'ex presidente Silvestri hanno lasciato la carica alla scadenza naturale, il parlamento è riuscito ad eleggere solo uno dei due giudici che mancavano, Silvana Sciarra, nominata lo scorso novembre dopo venti votazioni a vuoto. Il 31 gennaio è stato eletto capo dello Stato il giudice Sergio Mattarella e la Corte si è ritrovata di nuovo con due posti vacanti. Ora la prospettiva di elezioni regionali che qualche importanza politica finiranno per avere rinvia a giugno come minimo la nuova sessione di voto per colmare le lacune della Corte ma c'è chi vorrebbe concludere la propria lunga carriera politica con un'elezione alla Consulta e molti ormai lo sanno. Si tratta-non è un mistero- di Anna Finocchiaro ex magistrata (pretore a Leonforte dal 1982 al 1985 e poi nel tribunale di Catania fino al 1987), anno in cui venne eletta deputata nelle file del Partito comunista italiano. Con ventotto anni ormai di parlamento le manca il requisito di aver fatto parte in magistratura delle giurisdizioni superiori (Corte di Cassazione o Procura generale della Cassazione) ma anche quello di aver insegnato materie giuridiche all'Università. Ma i suoi sostenitori non si arrendono richiamando il precedente di Fernanda Contri nominata giudice senza i requisiti necessari dal presidente Scalfaro e quello di Teresa Bene nominata e poi esclusa dopo la verifica dei titoli. Ora la senatrice Finocchiaro, come presidente della Commissione Affari Costituzionali in Senato, ha guadagnato molti crediti dall'attuale presidente del Consiglio Renzi. Grazie alle sue competenze ha contribuito a riscrivere i testi e gli emendamenti della legge elettorale e della riforma costituzionale dando un certo apporto a smussare gli angoli e a conquistare i voti di molti che in un primo tempo non erano disposti a votare l'una o l'altra legge.

Ed ora aspira a lasciare il parlamento e a trasferirsi alla Consulta. E, pur essendo proprio lei la relatrice sia delle riforme costituzionali che dell'Italicum, non ha ancora rinunciato a quella aspirazione. Vedremo che cosa succede. Ma, sulla base degli elementi a disposizione di tutti quelli che hanno studiato quegli argomenti e quel diritto costituzionale così consolidato possiamo dire oggi che sarebbe un grave errore violare per la terza volta le leggi e la Costituzione per l'aspirazione di una persona che pure ha i suoi indubbi meriti.

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