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ciucci-pietro-webdi Nicola Tranfaglia - 14 aprile 2015
Due episodi per contrasto danno un'immagine realistica del Bel Paese. Da una parte è stata rivelata una vicenda indegna di un paese civile. Nell'estate 2013, cioè poco meno di due anni fa, il presidente  dell'Anas Pietro Ciucci (in foto) ha licenziato in via consensuale il direttore-generale dell'azienda, cioè se stesso, attribuendosi una lauta buonuscita di 1 milione 825.745 virgola 53 euro non mancando neppure di inserire la clausola dell'indennità di risoluzione senza preavviso (dal valore di 779.682.83 euro). Un apologo di quelli da raccontare intorno al fuoco nelle sere di inverno per rivelare non soltanto i meandri della burocrazia italiana ma anche le furberie di un ceto che in più di 150 anni ne ha visto di tutti i colori ed è pronto a qualsiasi espediente per raggiungere i suoi obbiettivi personali. Dall'altra leggiamo il rapporto trimestrale dell'INPS sull'occupazione e sulla situazione sociale dei lavoratori e scopriamo che di noi fanno peggio in Europa soltanto la Croazia e la Grecia. E che le differenze tra le diverse aree della Penisola, invece di diminuire, tendono ancora a crescere.

A tre giorni dalla diffusione dei dati dell'INPS che hanno mostrato come nei primi due mesi-gennaio e febbraio 2015-i nuovi contratti di lavoro conclusi con il Jobs Act siano stati soltanto tredici, la Commissione europea attesta che l'Italia condivide con Cipro un record poco invidiabile: sono gli unici due Paesi in cui la disoccupazione di lungo termine nel quarto trimestre del 2014, invece di diminuire, è cresciuta. Invece la maggior parte degli Stati membri, dall'Ungheria al Portogallo all'Irlanda, ha visto registrare una riduzione del tasso o l'ha visto rimanere stabile. La stessa Grecia, che pure ha di gran lunga la percentuale più alta di senza lavoro per più di un anno- 19% pari al 75,4% dei disoccupati totali-ha visto il dato rimanere invariato.
Al contrario nella Penisola il tasso è salito dell'0,8% per cento arrivando al 7 per cento. La media nell'Unione Europea è oggi al 4,9 per cento che il primo miglioramento registrato dall'anno 2009.
Quanto al tasso di disoccupazione complessivo nei dodici mesi tra il febbraio 2004 e il febbraio 2005 "i tassi sono scesi nella maggior parte degli Stati membri ma non in Croazia, Belgio, Cipro, Francia, Finlandia e Italia che si attesta sul 12,7%. Pessimi anche i risultati sul fronte della produttività per lavoratore: l'Italia la vede calare dell'1%. Fanno peggio solo la Croazia e ancora una volta la Grecia. E un rapporto del fondo monetario internazionale che sarà reso pubblico nei prossimi giorni afferma che "liberalizzare assunzioni e licenziamenti-come dice il Jobs Act -non spinge la produttività complessiva del sistema." In questo quadro, secondo la Commissione europea, crescono senza sosta le famiglie in condizioni di difficoltà finanziaria: tra i nuclei a reddito più basso la percentuale di chi riferisce di essere in una situazione difficile ha superato il 45%. Nel complesso in Italia oltre un quarto, il 25% della popolazione è in difficoltà contro il 4 % in Germania e in Svezia. Se guardiamo quindi le differenze tra provincia e provincia possiamo verificare che il tasso di disoccupazione in provincia di Bolzano è a quota 4,4%: più basso di quello della Germania. Poco più alto il tasso registrato a Trento. Anche allargando lo sguardo all'intero Nord Est, la percentuale non sale oltre il 7,7%. Al contrario ,la Calabria, la Campania e la Sicilia sono oltre il 20 per cento: rispettivamente il 23,4%, il 21,7% e il 22,2%. Poco al disotto della Spagna dove è del 24,5% e la Grecia che è del 26,5%. A dimostrazione della centralità del divario territoriale e regionale non soltanto nella nostra storia ma nel nostro difficile presente.

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