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antiriciclaggio1di Nicola Tranfaglia - 17 febbraio 2015
Il problema dell'antiriciclaggio è stato sbloccato negli ultimi anni sul piano legislativo attraverso la liberalizzazione dei cambi e la genesi del monitoraggio fiscale. Il sistema valutario, grazie al monopolio dei cambi, è stato sostituito alla fine degli anni Ottanta, dal principio della liberalizzazione delle transizioni, auspicata dal Consiglio delle Comunità europee per realizzare il Mercato comune europeo. La prima norma che ha sancito il principio è stata la legge delega del 26 settembre 1986 con cui il Parlamento ha trasmesso all'Esecutivo la modifica valutaria vigente per affermare la modifica della legislatura vigente e affermare "la libertà delle relazioni economiche e finanziare con l'estero. E la possibilità di effettuare transazioni con l'estero e la regola potrà essere derogata soltanto con decreti ministeriali al fine di perseguire di politica monetaria ovvero per contrastare effetti dannosi all'equilibrio della bilancia dei pagamenti. Ma lo scenario internazionale è ormai proiettato verso lo scambio automatico delle informazioni fiscali e l'abbattimento del "segreto bancario".

Gli stessi intermediari finanziari esteri, inoltre, nel tentativo di uscire dalle black list sono sempre meno disposti a contribuire alla difesa degli interessi dei propri clienti. Di qui l'apertura alle iniziative necessarie per aprire la strada al reato di riciclaggio e lentamente l'apertura anche nel Paese primogenito delle associazioni mafiose al reato principale che è in grado di bloccare la circolazione dell'immensa quantità di danaro che si trasmette dal mercato degli affari illeciti a quelli legali e da questi ad ogni altro uso sul più largo mercato del denaro per gli affari. Ora qui siamo soltanto all'inizio delle condizioni necessarie per intervenire con efficacia su un immenso mercato che si dispone davanti ai nostri occhi. La situazione è particolarmente critica se si pensa alla mole di traffico di “polvere bianca”, cocaina, in mano alla 'Ndrangheta sia in Europa come nelle due Americhe. Allo stato non passa giorno che in Puglia, in Campania o in Calabria o in Sicilia non si svolgano operazioni della Guardia di Finanza o dei Carabinieri contro la Ndrangheta e che non si verifichino sequestri di cocaina. E' dalla droga che provengono profitti immensi da rinvestire nell'economia lecita ma l'Italia mostra una singolare lentezza nel prendere atto di quel che sta accadendo e porre l'antiriciclaggio al centro della sua attenzione e delle operazioni di polizia. Eppure chi conosce bene la situazione e i meccanismi di approccio alle nuove generazioni appare molto preoccupato di una simile sottovalutazione. Non c'è tempo da perdere e possiamo pagare cara la sottovalutazione di un pericolo che è davanti a noi da più di un decennio.

ANTIMAFIADuemila
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