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giustizia-statuadi Nicola Tranfaglia - 11 febbraio 2015
Il presidente della Commissione e procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri è da mesi a lavoro con lo scopo di presentare una serie di norme di sistema per organizzare la criminalità organizzata a 360 gradi. Il prodotto finale è una relazione di 226 pagine che argomentano ben 130 articoli depositata all'ufficio legislativo di Palazzo Chigi e consegnata al sottosegretario Delrio. Il primo punto è l'inasprimento delle pene per i reati previsti dal 416 bis superiori o equiparate a quelle equiparate a quelle previste per i narcotrafficanti arrivando a punire chi dirige un clan, dunque i boss con pene fino ai trent'anni di carcere. Ora, infatti, per i promotori, gli organizzatori e coloro che dirigono l'organizzazione mafiosa l'articolo 416bis prevede la reclusione da 9 a 14 anni e, se l'associazione è armata, la pena per i promotori va da dodici a ventiquattro anni. Ed è proprio qui che si ha un vero paradosso, come ha sottolineato il presidente Gratteri visto che spesso i capi dell'organizzazione criminale non commettono i reati fine sicché sono condannati per il reato associativo e sono pronti a ritornare alla piena attività criminale dopo pochi anni di carcere e quindi pronti a ritornare alla piena attività. Con la nuova normativa verrebbe anche aumentata la pena minima per gli affiliati semplici con meno di dodici anni. Vi è inoltre una proposta per rivedere il reato di voto di scambio politico mafioso (416 ter). La nuova norma prevede inoltre la "confisca "obbligatoria" dei patrimoni frutto del malaffare da estendere anche ad eventuali soci e complici.

Quanto alle intercettazioni, potranno essere fatte anche all'estero e con una nuova normativa per la polizia giudiziaria. La Commissione Gratteri ha lavorato anche sulla questione delle intercettazioni e su una nuova normativa per la polizia giudiziaria. La nuova normativa mette, sullo stesso piano, le intercettazioni per i reati ordinari e quelle per i reati di mafia prolungandone i decreti da venti a quaranta giorni. Per quanto riguarda la polizia giudiziaria è prevista una più stretta collaborazione con i servizi segreti, l'utilizzo di uomini delle forze dell'ordine da infiltrare nelle cosche come per il traffico di droga e di armi, ma anche per smascherare i reati numerosi e gravi contro la pubblica Amministrazione. Nelle idee di Gratteri c'è anche la cancellazione del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, cioè il DAP che dovrebbe dotarsi di un ufficio scorte per la sicurezza dei palazzi a rischio(tribunali procure, ecc. 9 e sarà chiamata ad occuparsi in via esclusiva di pentiti e di collaboratori di giustizia. Sarà riformata anche l'Agenzia dei beni sequestrati e confiscati alle mafie con l'istituzione di una sede unica a Roma. Dovrebbe guidarla un manager con l'aiuto di un personale specializzato, selezionato con bandi e concorsi pubblici. Si prevede, infine, anche una riforma per i crimini contro l'ambiente. Mentre la riforma elaborata dalla commissione Gratteri si annuncia importante e complessa, i costituzionalisti italiani si preoccupano per l'imponente decretazione compiuta dal governo nei primi 335 giorni della sua esistenza. Ci sarebbero stati da parte del governo Renzi ben 27 violazioni del dettato costituzionale. Analizzando i dati del Ministero per i rapporti con il Parlamento i 27 decreti legge (su 75 provvedimenti varati nello stesso periodo) registrano in media un ritardo di trasmissione alle Camere di ben dieci giorni. Tempo che il governo si è preso per inserire nel testo nuove norme, ritoccarle o mettere a punto l'intero testo che il Consiglio dei ministri aveva approvato sulla fiducia del presidente del Consiglio. Così, dicono i costituzionalisti, si violano i principi per due ordini di motivi: in primo luogo perché non trasmettendo immediatamente un decreto si contraddice la sua stessa natura di "urgenza" e "straordinarietà". Secondo perché spesso i testi vengono approvati dal Consiglio dei ministri "sotto forma di bozza e poi ritoccati non solo nella forma successivamente". Gaetano Azzariti che insegna alla Sapienza di Roma, sostiene che si tratta di "un modo di fare preoccupante, in conflitto con lo spirito e con la lettera della costituzione". E Lorenza Carlassare, emerita all'Università di Padova, afferma che "la violazione dell'articolo 77 è evidente, soprattutto quando il ritardo è di decine di giorni." Potremmo continuare ma chiunque ha esperienza in materia si preoccupa di quel che sta accadendo da un anno a questa parte. Non si può nello stesso tempo ripetere di voler difendere la costituzione dagli assalti della destra berlusconiana e poi ignorarne quotidianamente lo spirito e la lettera. E ancora si può pensare a una riforma come quella elaborata dalla commissione Gratteri se non si riesce a rispettare il dettato costituzionale? E infine come si fa a organizzare una riforma come quella approvata dal Consiglio dei Ministri e destinata ad essere sottoposta finalmente alle Camere in queste condizioni? E' il caso di chiedere risposte rassicuranti a chi è in grado (o dovrebbe esserlo) di darle.

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