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tranfaglia-nicola-web1di Nicola Tranfaglia - 26 gennaio 2015
La differenza tra la Grecia e l'Italia non è tanto nella vittoria elettorale di Tsipras che assomiglia a quel momento, vissuto da noi nel 2013, in cui speravamo che la sinistra, dopo tanti insuccessi vissuti nel ventennio populista, fossimo riusciti a mettere insieme una coalizione vincente, all'insegna dello sviluppo economico e di quello istituzionale, politico e culturale, che facesse voltare pagina alla lunga crisi italiana, quasi che avesse il viso da impunito, secondo il dialetto romano, del fiorentino Matteo Renzi. Ma questo purtroppo, negli ultimi anni, non è successo.

Le ultime tappe della storia italiana dicono invece che si va dalla non vittoria di Bersani nel 2013 al progressivo appannamento della sinistra del Pd, al fallimento della lista Ingroia (Rivoluzione civile), all'esclusione della sinistra radicale dal parlamento nel 2008, quando l'alleanza Arcobaleno mal pensata e mal costituita rimase al di sotto della soglia necessaria per entrare alla Camera e al Senato. E oggi, pur dopo l'ultima iniziativa di Nichi Vendola che ha concluso i tre giorni di Human Factor o convention di Sel che dir si voglia, non appaiono ancora le condizioni necessarie per far nascere qualcosa di duraturo simile all'impresa greca. Con il che non si vuole, né si può prevedere con chiarezza. che cosa succederà in Europa e dipenderà come sempre dagli attori del dramma soprattutto da quelli che sapranno agire con maggior efficacia ma nulla è già detto e pensare che l'esempio greco(che pure ha qualche risvolto inquietante come il terzo posto della lista di Alba Dorata, i neonazisti ellenici di cui mi è accaduto tempo fa di leggere gli allucinanti programmi politici e culturali con accompagnamento di svastica hitleriana). La verità è che, se guardiamo con mente sgombra e serena la crisi europea e italiana, non abbiamo da disperarci ma non crediamo neanche che sia il caso di prendere le cose alla leggera. La vittoria di Atene è una buona notizia per la sinistra europea dopo tante sconfitte e c'è da sperare che gli italiani (a cominciare da SEL e dalla minoranza democratica che non è d'accordo con Renzi) prendano esempio dal quarantenne ingegnere greco per prendere decisioni di qualche peso) ma i problemi italiani sono in parte almeno diversi da quelli greci e richiedono cure e sistemi differenti. Certo aspetti di arretratezza ci sono nella situazione italiana come in quella ellenica ma di ordine e grado diverso. La nostra questione meridionale, intesa come più che secolare divario tra il Sud e il Nord per il quale tutti le cure si sono finora dimostrate vane, è piuttosto diversa dalla situazione economica greca e molto si potrebbe aggiungere se ci fosse lo spazio per farlo. La verità è che la storia dei due paesi, da almeno un settantennio, non è confrontabile e quindi la vittoria di Tsipras ci apre il cuore ma prepararne una simile nel nostro Paese è tutta un'altra storia.

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