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carrello-spesadi Nicola Tranfaglia - 16 gennaio 2015
I dati sono impressionanti. Nel secondo rapporto Agro mafie 2015 presentato a Roma il 15 gennaio scorso dai presidenti di Coldiretti Roberto Moncalvo, di Eurispes, Giancarlo Fara e dall'ex procuratore della repubblica di Torino, Gian Carlo Caselli, che oggi presiede l'Osservatorio sulla criminalità agroalimentare creato dai due Enti, denuncia un aumento degli affari delle agromafie del dieci per cento solo nell'ultimo anno. Un dato dell'economia sporca che continua a crescere malgrado la recessione che caratterizza l'economia italiana. Il rapporto del 2015 utilizzando i dati raccolti dalle forze dell'ordine, dalla magistratura e dalle altre istituzioni del settore traccia i contorni di una criminalità che giganteggia sull'intera filiera agro-alimentare, occupandosi di produzione, trasporto e stoccaggio della merce fino all'acquisto di supermercati e ristoranti, dal nord al sud d'Italia, e pure fuori dai confini nazionali. Proprio la ristorazione si mostra come uno dei 5mila locali in mano alla criminalità organizzata, dai franchising ai locali esclusivi, dai bar alle trattorie, ai ristoranti di lusso fino agli aperibar alla moda. Attività pulite che si affiancano a quelle "sporche" avvalendosi degli introiti delle seconde.

La crescita dell'agromafia è favorita da da situazioni congiunturali come quelli climatici e di crisi economica, ma anche dalla volontà di alcuni soggetti puliti che decidono di investire il loro denaro in settori redditizi come l'illecito del settore agroalimentare che ha dimostrato di saper crescere anche in un periodo di recessione. Il fenomeno prende il nome di money dirtying e consiste nell'investimento di capitali puliti nell'economia sporca, ovvero l'inverso del riciclaggio. ed ha anche effetti di ibridazione tra mondo legale e illegale che vanno ben al di là della semplice sfera economica, mettendo in stretto contatto "colletti bianchi", imprenditori, esponenti delle istituzioni e personaggi "borderline", quando non direttamente esponenti del mondo criminale. Anche il prossimo appuntamento di EXPO 2015 potrebbe rappresentare un pericolo per il settore agro-alimentare. Perché potrebbe favorire i traffici illegali di alimenti e riversare sul mercato tonnellate di prodotti contraffatti e venduti come made in Italy. Del resto nelle più recenti inchieste giudiziarie sono state scoperte truffe gigantesche come limoni sudamericani commercializzati come limoni della penisola sorrentina, agrumi nordafricani trasformati in agrumi siciliani e calabresi; mozzarella venduta come made in Italy e prodotta con cagliate del Nord Europa. Per non parlare delle sofisticazioni e frodi legate alla produzione e commercio di olio di oliva e pomodoro che rappresentano i due prodotti più a rischio. E sono spesso proprio le annate magre come questa del 2015 ad aprire la strada a prodotti di minore qualità o direttamente illegali. Secondo Coldiretti, il mercato europeo dell'olio di oliva con costumi stimati intorno ai 1,85 milioni di tonnellate, rischia quest'anno di essere invaso dalle produzioni provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente che non sempre hanno gli stessi requisiti qualitativi e di sicurezza.
Il rapporto infine segnala che l'e-commerce sulla rete viene spesso utilizzato come porto franco per prodotti taroccati. L'incremento in Italia è stato del 17 % rispetto all'anno precedente per un valore economico pari a 13,2 miliardi di euro. E sono stati individuati, solo nell'ultimo anno, settanta diverse tipologie di prodotti contraffatti che venivano venduti attraverso la rete.
Tra gli alimenti oggetto di frode ci sono spesso i prodotti tipici della tradizione locale e regionale (32%), i prodotti Dop e Igp (16%) ed i semilavorati (insaccati, sughi, conserve). Mentre tra le categorie contraffatte il primato negativo spetta ai formaggi Dop. Per non parlare di altre specialità come il vino in polvere e così via dicendo: il mondo della contraffazione alimentare,a quanto vediamo, è immenso.

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