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logo cittadi Nicola Tranfaglia - 30 dicembre 2014
La classifica che viene tracciata ogni anno, proprio in questi giorni di fine anno, sulla qualità della vita nelle centodieci città capoluoghi di provincia che vengono prese in considerazione riserva ogni anno qualche sorpresa che merita di essere presa in considerazione. Naturalmente gli indici esaminati dall'indagine annuale condotta dall'Università La Sapienza di Roma (è la sedicesima edizione della ricerca) comprendono, e non potrebbero fare diversa mente, il lavoro, la criminalità, il tempo libero e la salute della popolazione che vive nella provincia presa in considerazione.
Nel complesso, emerge immediatamente che la maggior parte degli italiani vive nella parte settentrionale del Paese. Si tratta di circa trentuno milioni e settecentomila di italiani ma, a quanto pare, l'Italia è arretrata perché nel 2014 sono soltanto 55 su 110 nelle quali la qualità della vita è risultata buona, e non peggiore, di quanto è risultato nella precedente edizione.
Trento - e non la prima volta - è risultata la provincia che ha registrato i più elevati livelli di qualità della vita ed è un primato che si avvia a compiere cinque anni. La città si colloca nel primo gruppo in sette dei nove settori presi in esame. E invece nel secondo gruppo Carbonia-Iglesias si piazza in fondo alla classifica ma con connotazioni diverse rispetto a province che si sono posizionate a un livello più basso. Queste ultime, infatti, presentavano situazioni molto gravi per quanto riguarda il tempo libero mentre per quanto riguarda il disagio sociale nella popolazione mostravano risultati migliori.

Quello che è emerso, in ogni caso. è che il Nord Ovest fatica a raggiungere nei centri medio-grandi i livelli del Trentino Alto Adige che è ai primi posti della classifica, con alcune province venete.
Per quanto riguarda l'Italia meridionale, ci sono province come Campobasso, Foggia, Bari, Potenza che mostrano livelli di qualità insufficienti della vita sociale ed economica per larghi strati di popolazione.
Per quanto riguarda la criminalità, i primi posti sono tenuti da Milano, Bologna e Rimini. E, per quanto riguarda gli affari e il lavoro, sono ancora al primo posto Trento, Bolzano e Bologna mentre i centri calabresi e sardi si collocano agli ultimi posti. Infine, per l'ambiente, sono ai primi posti Trento, Mantova e Belluno. Mentre in fondo si trovano Catania, Olbia e Siracusa. Per la salute ai primi posti troviamo Pisa, Milano e Isernia. Per quanto riguarda il tempo libero, ci sono Siena,
Rimini, Aosta, il Verbanio Cusio-Ossola e agli ultimi posti Crotone, Caltanissetta e Caserta.
L'ultima classifica riguarda il tenore di vita e qui la classifica è aperta da Milano, Bologna e Varese. Livorno va avanti e raggiunge il 13mo posto. E in fondo si trovano - e non c'è da stupirsi -, Matera, Messina e Lecce. Che cosa si può dire di una statistica come quella che abbiamo davanti? In primo luogo, che il Sud,dopo più di centocinquant'anni di storia nazionale, è sempre indietro, di più che in passato purtroppo, rispetto al Nord e a parte del Centro. Che la criminalità è forte e per quanto le quattro regioni originarie del fenomeno mafioso siano sempre all'avanguardia molte altre zone sono infestate dall'arrivo di aggregazioni mafiose. Infine che l'unità nazionale tende a farsi sulle nostre peculiarità peggiori tra i quali la mafia, la corruzione piuttosto che sui traguardi raggiunti. Ai lettori la riflessione.

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