Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

censura-tastiera-foglidi Nicola Tranfaglia - 24 dicembre 2014
Le voci di corridoio dicono che la cosa è ormai imminente. Sembra, a conoscere le cose meno raccontate in lungo e in largo sui canali televisivi o negli editoriali di quotidiani e settimanali, che -malgrado mugugni di singoli parlamentari o di piccole forze politiche messe ai margini delle scelte, ormai ci si avvicini a grandi passi al varo della nuova legge italiana sulla diffamazione che è pronta a colpire (e lo scrive oggi Liana Milella su La Repubblica, cioè dal mio punto di vista una fonte abbastanza seria e attendibile) allo stesso modo giornali e siti web, impedendo agli uni e agli altri di far cronaca veritiera su quel che accade, soprattutto in campo politico ed economico, i due campi che interessano davvero e a fornire giudizi e interpretazioni sulla realtà in movimento.

La Milella ci aiuta a porre le domande essenziali che chi scrive e anche altri avevano già posto nelle scorse settimane in questa sede e altri organi democratici e di sinistra. Ci si chiede prima di tutto se la nuova legge è necessaria. La seconda è questa: per evitare il carcere che sarebbe finalmente abolito per chi scrive sui giornali e sul web dovrebbero abolire un prezzo molto alto. E cioè disporsi a dover pagare una multa da 10 mila a 50 mila euro? E perché le rettifiche, secondo quel che è scritto nella legge, devono essere prese per oro colato e così pubblicate senza alcun commento? E ancora: non sono troppo pochi due giorni di tempo per pubblicare la rettifica a una notizia in parte non esatta? E ancora: è il caso di usare allo stesso modo i quotidiani, i libri, i siti web e i semplici blog? E, infine, come si spiega che una simile legge che farebbe inorridire, a mio avviso, due autori che chi scrive conosce bene e a cui sempre si rifa quando affronta i temi sull'informazione, cioè il francese Alexis de Tocqueville e l'americano Walter Lippmann? Si potrebbe continuare ancora ma forse le obiezioni già avanzate da più parti e da studiosi che a volte assumono posizioni anche diverse mostrano che è il caso per un partito che si chiama "democratico" e che, a ragione, è entrato negli organismi del socialismo internazionale, di non andare avanti e decidere di non approvare una legge così poco coerente con gli ideali della democrazia contemporanea e della libertà di informazione che di questa democrazia resta senza dubbio alcuno uno dei capisaldi essenziali.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos