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economia-e-finanzadi Nicola Tranfaglia - 22 dicembre 2014
L'Italia non uscirà quest'anno dalla recessione e la crescita potrà esserci soltanto a partire dal primo semestre del 2015 con un consolidamento nell'anno successivo del 2016.
In un suo rapporto intitolato Scenari economici, la Confederazione Generale dell'Industria parla di un ritorno all'aumento del Prodotto industriale lordo nel 2015 dell'0,5 per cento con un consolidamento dell'1,1% nel 2016. Per quest'anno le stime sono state collocate al ribasso con un -0,5% (rispetto all'0,4 % stimato a settembre). Il Prodotto Industriale Lordo ritornerà positivo nel primo trimestre del 2015 con un + 0,2% per poi salire gradualmente nel biennio. Nel suo rapporto dal titolo Il rebus della ripresa - La corruzione zavorra per lo sviluppo - Il Centro Studi sottolinea che se riuscisse a ridurre la corruzione ai livelli della Spagna, il suo tasso di crescita "annuo" aumenterebbe di 0,6 punti percentuali. E sempre la Confindustria evoca quasi trecento mi
liardi bruciati negli ultimi vent'anni a causa della corruzione. La pressione fiscale è attesa del 43,5% del PIL nel 2014 e al 43,3% nel 2015 per scendere poi al 43,1% nel 2016.

Sempre secondo il Centro Studi, nel suo rapporto annuale, parla del 2015-2016 come un "biennio di graduale recupero per l'Italia, sia pure "con cautela", in un contesto enigmatico". Lo scenario economico globale si presenta "nettamente migliore rispetto a tre mesi fa" grazie alla crescita vivace della domanda mondiale, al petrolio più a buon mercato (70 dollari a barile, contro i 104 in
dicati a settembre e una quotazione corrente che sta avvicinandosi ai 60), all'euro meno forte. In particolare il crollo del prezzo del petrolio, diminuito di oltre un terzo nell'arco di alcune settimane, per l'Italia significa un guadagno di 14 miliardi annui e un impatto di +0,3 sul PIL 2015 e un altro + 0,5% nel 2016. Ma l'incertezza "rimane principale ostacolo" alla ripresa.
Nel nostro Paese il tasso di disoccupazione ha superato nell'anno in corso il 13% in autunno "se si considera l'utilizzo massiccio della CIG". Secondo il Centro studi di Confindustria la disoccupazione si attesterà al 17,2% nel 2014 e "inizierà a scendere lentamente dalla seconda metà del 2015 (che chiuderà comunque al 12,9%) e arriverà al 12,6% nel 2016. "Il numero di persone a cui manca il lavoro in tutto o in parte - sottolinea il Centro - ha raggiunto gli 8,6% milioni di persone nella scorsa estate. Particolarmente grave è il fatto che il 43,3 % dei giovani che cerca un lavoro non lo trova. La pressione fiscale è attesa al 43,5% del PIL per l'anno in corso, al 43,3% nel 2015 per scendere al 43,1% soltanto nel 2016.
Nella sua analisi il Centro Sudi sottolinea come la corruzione deprima il PIL e rappresenti "una zavorra per l'economia" tanto che se "l'Italia riuscisse a ridurre la corruzione ai livelli della Spagna, obbiettivo certo non impossibile visto che la distanza è di 0,7 punti, il suo tasso di crescita annuo aumenterebbe di 0,6 punti percentuali. L'Italia, come è noto da molti anni, è il fanalino di coda fra i Paesi sviluppati, dietro Turchia e Spagna con la Danimarca e la Germania al primo e secondo posto. Il consolidamento dei conti pubblici proseguirà ma secondo Confindustria, "occorre procedere con gradualità lungo il sentiero di rientro del deficit pubblico, in modo da non inchiodare il Paese a una stagnazione altrettanto insopportabile sul piano politico e sociale e foriera di iniziative populistiche." Come se in un paese come l'Italia per oltre un ventennio dominata dal populismo berlusconiano e ancora oggi percorsa da ondate di populismo, il pericolo di un ritorno all'indietro fosse scarso o inesistente. Con il rischio, mai in nessun modo fugabile, di improvvise elezioni anticipate, malgrado la grande sicurezza contraria ostentata quasi ogni giorno dal nostro attuale presidente del Consiglio.

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