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napolitano-giorgio-bigdi Nicola Tranfaglia - 14 dicembre 2014
E' inutile girarci intorno. I due problemi di fondo che dovranno essere affrontati nelle prossime settimane hanno due titoli precisi. Il primo è la scelta del nuovo Capo dello Stato che dovrà succedere a Giorgio Napolitano, per otto anni attore decisivo della politica italiana di fronte a una crisi economica e politica molto grave e ancora lontana da una prevedibile conclusione. Il secondo è la messa a punto di due sistemi elettorali, per la Camera e per il Senato, che pongano fine all' impresentabile Porcellum del senatore leghista Calderoli approvato un anno prima delle elezioni del 2006 vinte da Romano Prodi e dichiarato incostituzionale dalla Consulta in alcuni punti precisi.

Al Senato la discussione è partita a fine novembre e la senatrice Anna Finocchiaro, presidente della Commissione  ha presentato il cosiddetto Italicum 2.0 (la tendenza a definire brevemente con un tratto maneggiabile facilmente dai media le varie leggi elettorali è proprio di un Paese che ha indubbie difficoltà ad uscire dalla lunga fase populista che ha avuto inizio nei primi  anni Novanta, con la vittoria dell'uomo di Arcore nelle elezioni del 2008) che alla Camera, si intende,  prevede il 40 per cento per ottenere la maggioranza, lo sbarramento del 3 per cento per i partiti piccoli non inseriti in una coalizione(che, per contare, deve raggiungere almeno il 12 per cento) e quello del 4,5 per cento per i piccoli partiti coalizzati. Inoltre nel disegno di legge sono previsti cento collegi plurinominali dove sono eletti tra i 3 e i 6 deputati in liste bloccate. Si tratta, come è agevole rilevare di un sistema che si avvicina almeno in parte al Mattarellum di buona memoria  e che già tre senatori vicini al presidente del Consiglio hanno proposto senz'altro di adottare se si dovesse votare prima del 1 gennaio 2016 in cui l'Italicum   entrerà in vigore su proposta di Renzi accettata dall'imprenditore arcoriano nel tuttora vigente Patto del Nazareno. Il problema tutt'altro che facile riguarda la legge elettorale del Senato su cui si sono già sprecati fiumi di inchiostro da parte di alcuni costituzionalisti e dai giornali soprattutto i più diffusi e autorevoli.
Per quanto riguarda il Senato, alcuni sostengono il cd Consultellum che è, in pratica, il sistema che si ricava dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha rilevato le parti incostituzionali del Porcellum ,togliendo le quali ci si trova di fronte a un sistema rigorosamente proporzionale i casi sono due: o i segretari dei partiti decidono da soli e potrebbero avere qualche sorpresa nelle urne o tengono conto dei desideri e dei bisogni delle minoranze interne e questo può creare problemi interni. E' la scelta di fronte a cui si trova oggi il presidente del Consiglio e non sarà una scelta facile. Come non sarà una passeggiata l'elezione del nuovo Capo dello Stato che dovrà tenersi nei primi giorni del nuovo anno e sul quale sarà necessario tener conto anche delle esigenze della coalizione di governo ma anche delle opposizioni: sia per quanto riguarda i veti più o meno  odiosi(come quello già pronunciato da Berlusconi rispetto a Romano Prodi, il solo leader di centro-sinistra che, nelle elezioni politiche, lo ha sconfitto due volte)sia rispetto alle preferenze di anziani leader da ricuperare(ci sono nomi già circolati) o di personalità meno legate alla politica di oggi ma ben individuabili rispetto a quello che pensano o hanno pensato nei loro interventi saggistici o giornalistici. Insomma, per concludere, sia pure provvisoriamente, la partita non è proprio elementare e qui si potrà vedere il destino del "maggior partito di governo" come ora alcuni chiamano spesso il Partito democratico, e i nuovi equilibri che scaturiranno in una crisi in cui contano forse persino più le singole personalità che i grandi comitati elettorali che almeno in una parte sono diventati, nell'ultimo ventennio, i partiti politici.

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