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tranfaglia-nicola-web1di Nicola Tranfaglia - 30 settembre 2014
Ci sono voluti tredici anni e sette mesi per arrivare all'incriminazione di Mario Mori al processo di Palermo e il protagonista si chiama Roberto Scarpinato ed è il procuratore generale presso la Corte di Appello della capitale siciliana Roberto Scarpinato.
Il ventennio di indagini ha avuto inizio, quando l'allora pubblico ministero Luigi Patronaggio, diretto a perquisire il covo di Salvatore Riina, il capo dei capi, dovette ritornare indietro, bloccato dalla telefonata del giudice Caselli che rinviava la perquisizione su richiesta del ROS comandato appunto dall'allora colonnello Mori. 

In quell'occasione, appunto, il procuratore generale di Palermo Vincenzo Rovello  inviò al Consiglio Superiore della Magistratura due relazioni "di fuoco" sull'operato dei carabinieri, una storia durata vent'anni di diffidenze e sospetti tra l'accusa e il reparto speciale contro la mafia dell'Arma. Proprio allora Angelo Siino, personaggio di rilievo di Cosa Nostra, aveva riferito ai pubblici ministeri quali erano i militari dell'Arma collusi con Cosa Nostra, tra i quali il maresciallo Lombardo, poi morto suicida, accusato di aver consegnato a Siino il rapporto segreto della procura su mafia e appalti. De Donno confermò per nove decimi il racconto di Siino ma, pochi giorni dopo, andò a denunciare andò a Caltanissetta a denunciare alcuni magistrati della Procura responsabili, secondo uno degli imputati della inchiesta, il geometra Giuseppe Lipera di aver fatto conoscere il rapporto segreto.
L'anno dopo, il 13 gennaio 1998, il mafioso Giovanni  Brusca fa nuove rivelazioni-disse al processo per la stragi del '93- "Si sono fatti sotto." E ipotizza che Cosa Nostra sia stata giocata ai carabinieri:" Con Bellini fu instaurata una trattativa per far andare alcuni boss agli arresti domiciliari - dice Brusca - ed io non so chi c'è dietro Bellini. Dai verbali ho scoperto che c'era un maresciallo dell'Arma e il colonnello Mori."
Nella sua relazione, il procuratore generale di Palermo descrivendo il modo di operare di Mori, tipico di un servizio segreto autonomo da altri poteri, nascondendo informazioni alla magistratura, riferisce altri episodi notevoli tra i quali anche il caso della mancata cattura  a Catania del boss locale e, tra i maggiori di Cosa Nostra, Nitto Santapaola.
Come ho già scritto, siamo qui a una trama di notevole importanza non soltanto per altri processi in corso ma per quell'inizio degli anni novanta che tanto lutto ha portato uccidendo uomini che avevano dato tutto nella lotta contro Cosa Nostra e le altre associazioni mafiose che operano nel nostro Paese.

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