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papa-nozze-san-pietrodi Nicola Tranfaglia - 18 settembre 2014
Opporsi al capo del proprio governo nella moderna democrazia è un esercizio possibile e permesso, salvo pagarne conseguenze politiche e personali che possono essere anche pesanti. E' una prassi questa che a partire dalla fine del diciottesimo secolo si è affermata con tale forza nel nostro Occidente che opporvisi sarebbe un errore e avrebbe, nella democrazia del ventunesimo secolo, o meglio nei regimi che ad essa più o meno si riferiscono, sarebbe assurdo e irrituale. Ma nel Vaticano non valgono le medesime regole. Qui i poteri del Pontefice sono molto più ampi e con essi bisogna fare i conti.

Sicché, dopo l'elezione di Bergoglio al soglio di Pietro con il nome di Francesco (come il santo che è passato alla storia come il simbolo della povertà e della comunione con i poveri) molti di quelli come chi scrive che non sono cattolici praticanti ma, anche per il mestiere che fanno, seguono con attenzione la storia e le vicende della storia sociale e religiosa del mondo in cui vivono, avevano pensato che il papa argentino innovatore trovasse meno ostacoli sulla strada dei tempi ardui che le Chiese, e non soltanto quella cattolica, stanno vivendo, sia per il grande processo di secolarizzazione e di lontananza da Dio che il mondo ha vissuto nell'ultimo secolo sia per la fama di innovatore che in questi tempi si è sempre più consolidata intorno alla figura di papa Francesco. E così in maniera che più di qualcuno ha definito "inaspettata" è arrivata la stesura e poi l'uscita di un volume che sarà in libreria il 1 ottobre prossimo, in Italia e negli Stati Uniti, quattro giorni prima del grande Sinodo indetto proprio dal Pontefice a Roma che raccoglie gli interventi di cinque cardinali, Walter Brandmuller, Raymond Leo Burke, Carlo Caffarra, Velasio De Paolis, Gerhard Ludwig Muller (quest'ultimo prefetto della Congregazione per la dottrina della fede) e quattro studiosi (Roberto Dodaro, Paul Makowski, John M. Rist e monsignor Cyril Vasil).
Il titolo è subito chiaro: "Permanere nella verità di Cristo. Matrimonio e comunione nella Chiesa cattolica." Ed appare come una risposta alla relazione che un altro cardinale, Walter Kasper, ha sostenuto, su incarico e richiesta di papa Francesco davanti al Concistoro straordinario del 20 e 21 febbraio scorso. In quella occasione, il cardinale Kasper aveva lanciato un appello perché la Chiesa armonizzasse "fedeltà e misericordia di Dio nella sua azione pastorale, riguardo ai divorziati risposati con rito civile." Un punto importante del Concistoro voluto da Bergoglio, proprio in vista del Sinodo che sta per aprirsi ad ottobre sulle "sfide pastorali sulla famiglia nell'evangelizzazione."
Il libro è nato per rispondere all'appello di Kasper ma costituisce una chiusura netta alle sue tesi (e per quanto si può dedurre di papa Francesco). Il curatore del testo, Robert Dodaro, preside dell'Istituto patristico Augustinianum di Roma, alla fine della sua Introduzione espone le tesi abbracciate da tutti i coautori del libro:" Gli autori di questo volume sono uniti nel sostenere fermamente che il Nuovo Testamento ci mostra Cristo che proibisce senza ambiguità divorzio e successive nuove nozze sulla base del piano originale di Dio sul matrimonio disposto da Dio in Genesi 1,27 e 2,24."
Gli autori del libro contestano la tesi centrale del libro: "La soluzione misericordiosa al divorzio sostenuta dal cardinale Kasper non è sconosciuta nella Chiesa antica ma di fatto nessuno degli autori giunti a noi e che noi consideriamo autorevoli la difende. Anzi, quando la accennano, è piuttosto per condannarla come contraria alla Scrittura. Dopo di che tutti sappiamo che ci sono stati abusi ma la loro esistenza non garantisce che siano esempi da seguire." E ancora: "La pratica ortodossa orientale attuale della oikonomia nei casi di divorzio e di seconde nozze ha origine per lo più nel secondo millennio e sorge di fronte alla pressione politica degli impera tori bizantini sulla Chiesa. L'oikonomia, per chi non lo sapesse, è il modo in cui la Chiesa ortodossa gestisce i fedeli divorziati ammettendoli alle seconde nozze religiose dopo un periodo di penitenza. Ma la presenza tra gli autori del libro del cardinale Muller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e fatto cardinale nel febbraio 2012, fa pensare che non ci troviamo di fronte a un contrasto effimero o facilmente ricomponi bile e fa crescere l'attenzione su quello che il Sommo Pontefice alla fine deciderà, e farà, all'interno del potere immenso di cui dispone.

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