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scuola10-460x200di Nicola Tranfaglia - 13 settembre 2014
Impegnato a scrivere un libro che una volta mi sembra urgente perché - dopo molti anni - vorrei tornare a parlare del fenomeno che trionfa di questi tempi, i populismi, non mi resta il tempo di commentare per i miei lettori quello che succede. Ma, questa volta, faccio una piccola eccezione, a sentir parlare di scuola e di studenti per un debole che confesso di sapere per il mondo in cui si studia per il mondo in cui si studia e si ricerca in un mondo come quello italiano che sembra aver perduto il gusto della ricerca.
Non ricordo ancora questa volta, perché l'ho già fatto in precedenza, le classifiche sull'Italia ignorante in cui soltanto il sette per cento degli italiani legge almeno un libro all'anno e potrei continuare con altri esempi. Ma mi è capitato, nei giorni scorsi, di leggere su un quotidiano che ha parlato del test dell'OCSE di Pisa sulle competenze degli studenti in Matematica, Lettura e Scienze dove i nostri quindicenni hanno mostrato di essere molto indietro rispetto non soltanto ai soliti asiatici che veleggiano in media due anni davanti a noi ma anche ai coetanei del Nord Europa (Finlandia in testa).

Ebbene proprio oggi sembra chiaro che i nostri quindidicenni vanno molto meglio degli altri nella vecchia arte di risolvere problemi pratici e urgenti. Da una parte-secondo i commentatori del sondaggio OCSE-i nostri quindicenni si dimostrano molto "resilienti": cioè sanno rispondere molto bene alle difficoltà che, di volta in volta, la vita pone di fronte a loro e accumulano 510 punti contro la media OCSE di 500).Il merito secondo gli esperti dell'OCSE dipenderebbe molto dal nostro variegato curriculum scolastico che spazia tra materie molto diverse e, in questo modo, aprirebbe la mente ai nostri ragazzi.
Se si guarda ai risultati, scorporati tra le regioni, si vede come il Nord Italia che in Matematica gareggia con le capoliste europee, nel problema appena indicato del problem solving ,è addirittura in grado di dar fastidio agli asiatici e ai "primi della classe" canadesi e finlandesi. A far di conto son più bravi i ragazzi del Nord Est (514 contro una media italiana di 485 punti) ma a risolvere i problemi sono più bravi i ragazzi del Nord Ovest con 533 punti contro i 527 del Triveneto. 
Quanto alla differenza tra maschi e femmine: se già in Matematica le nostre ragazze se la passano male(sono sotto di diciotto punti sotto la media dell'OCSE) nella risoluzione di problemi, i maschi hanno il doppio di problemi di andar meglio delle femmine. Anche in questo caso è determinante il fattore culturale, cioè la mancanza di autostima da parte delle ragazze.
Un ultimo dato interessante, e che vale la pena segnalare, è quello relativo all'uso delle nuove tecnologie a scuola. Il loro impatto varia da Paese a Paese. E' positivo in undici paesi, negativo in sei, irrilevante in 16 tra i quali l'Italia. E questo dimostra bene che dotare una scuola di computer o tablet non basta a farla funzionare meglio. Dipende - ed è logico che sia così - tutto dall'uso che si è in grado di farne.
Facciamo un passo indietro e ricordiamo che la grande debolezza dei nostri quindicenni in Matematica, Lettura e Scienze, non dipende dall'assenza di qualità intellettive dei nostri ragazzi ma dal fatto che sono profondamente demotivati, cioè mancano di fiducia e di speranza nel futuro. Ed io sono d'accordo con loro. Noi viviamo in quella che Massimo Recalcati, uno psicanalista intelligente in un libro di qualche mese Una patria senza padri (ed. Minimum Fax). Recalcati ha spiegato perché :la crisi dei partiti, la sfiducia verso le istituzioni, l'ascesa dei nuovi populismi ci tolgono fiducia e speranza.
Questo è il problema e chiediamo agli italiani e alla politica di risolverlo oppure andiamo avanti così ma questa non è una soluzione.      

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