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csm-plenumdi Nicola Tranfaglia - 14 agosto 2014
La notizia è di quelle che non appaiono mai nelle prime pagine dei quotidiani ma spuntano nei telegiornali e non possono passare a lungo per inosservate. L’attuale Consiglio Superiore della Magistratura, scaduto già nel luglio scorso, continuerà a funzionare fino all’ottobre 2014 e magari, anche nei mesi successivi, fino all’anno prossimo.
Il “parlamento dei giudici” come alcuni chiamano con soddisfazione l’organismo istituito dai costituenti del 1948 e più volte ritoccato negli anni successivi in base all’articolo 104 della Carta è l’organo al quale “spettano le assunzioni, le assegnazioni e i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati. Poi seguì la legge numero 195 del 1958 che gli attribuì la facoltà di dare “pareri al Ministro, sui disegni di legge concernenti l’ordinamento giudiziario, l’amministrazione giudiziaria e su altro oggetto comunque attinente alle predette materie CSM a difesa dei magistrati “maltrattati” dalla politica in occasione di processi che ne coinvolgevano questo o quello espanente.
Insomma è difficile negare che, per eterogenesi dei fini o per altre ragioni  più antiche legate alla storia del nostro difficile Paese, anche il Consiglio Superiore della Magistratura è diventato un organo che è legato alla politica e che deve tenere conto prima o poi delle correnti che dividono le molte magistrature che ci sono in Italia.

Così oggi si ha difficoltà a porre fine all’attuale stagione del Consiglio e si cercano tutti i sistemi giuridici opportuni per rinviare di qualche tempo il rinnovo in modo da consentire alle correnti, o anche ai partiti politici a cui restano legati, di trovare un accordo sulle nomine decisive per favorire il rinnovamento e consentire che tutto avvenga all’interno degli accordi presi tra le forze decisive sul piano elettorale per formare una successione tranquilla e prevedibile in autunno o agli inizi del 2015. E questo in maniera non sempre conciliabile con quei principi fondamentali della nostra Carta che pure si invocano nelle aule severe di un organismo, non dimentichiamolo, che resta ancora presieduto dal Presidente della Repubblica in carica.

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