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tranfaglia-nicola4di Nicola Tranfaglia - 13 agosto 2014
Ci sono due caratteristiche del sistema politico italiano che emergono anche in questo periodo che molti considerano buio e con poche prospettive a breve termine della nostra storia repubblicana almeno fino a quando nuove elezioni politiche daranno vita a governi più chiaramente orientati nell’una o nell’altra direzione, di centro-sinistra o di centro-destra, tanto per essere preparati a tutto. Le caratteristiche di cui parlavo sono l’anarchia e il contrasto tra il Partito democratico e il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano che fa parte dell’attuale governo. Della prima è il caso di parlare a proposito delle lobbies che si formano e prosperano con grande facilità nel nostro Paese. La società Buonitalia fondata da Gianni Alemanno, ministro dell’Agricoltura in un governo Berlusconi nel 2002 per promuovere il nostro settore agroalimentare che immediatamente si riempì di consulenze ben pagate come quella attribuita  ai futuri deputati del centro-destra Barbara Salta Martini, segretaria particolare di Alemanno, divenuto successivamente sindaco di Roma e di Aldo Di Biagio, animatore del Movimento Area Destra.

Evitiamo qui di parlare delle imprese dell’ex ministro come sindaco della capitale e ricordiamo che con il decreto di liquidazione di Buonitalia, firmato il 28 febbraio 2013, i diciannove dipendenti vengono immediatamente riassunti nell’Istituto del Commercio Estero. In un’intervista resa ieri al Financial Times, l’attuale presidente del Consiglio e segretario del Partito democratico Matteo Renzi ha dovuto ammettere che “Roma è una città piena di lobby. L’Italia è un Paese basato sul capitalismo di relazione. Questo sistema ha distrutto il Paese.” Quanto all’articolo 18, il contrasto è emerso con chiarezza a proposito di quell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che pure difende i lavoratori dai licenziamenti limitandoli al motivo della giusta causa. A proposito, peraltro, di un’agenzia finanziaria come Moody, che ha fatto previsioni molto negative sul futuro a breve termine del nostro Paese, il sottosegretario avvocato Giovanni Legnini, pure eletto al Senato prima dai Democratici e successivamente dal Partito Democratico, non ritiene che l’articolo 18 debba essere difeso ad ogni costo perché le misure assunte dal governo Renzi, cioè la delega sul lavoro, la riforma della giustizia civile siano misure in grado di far uscire l’Italia dall’abisso in cui siamo precipitati alcuni anni fa di fronte a una grave crisi economica in cui siamo tuttora immersi.  Su un punto sono d’accordo con l’attuale governo che l’Italia avrà la capacità di uscire da questa situazione. Quel che considero indispensabile è tuttavia farlo subito, come ho già avuto occasione di scrivere: non c’è più tempo da perdere. 

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