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berlusconi-silvio-web0di Nicola Tranfaglia - 18 luglio 2014
Il capo e l'ispiratore autentico del populismo che, dagli Ottanta domina la politica italiana e non sembra voler cedere il passo né a partiti democratici e moderni né a una destra moderata e capace di coniugare i principi della costituzione repubblicana con le riforme necessarie in questa Italia scassata e in crisi profonda è stato assolto dalla Corte di Appello di Milano perché il fatto-questa è la motivazione-non costituisce reato.

In altri termini- hanno subito dedotto avvocati ed esperti di legge -perché, secondo i giudici, l'ex cavaliere di Arcore non sapeva (ma la cosa era nota a tutti i media e a chiunque frequentasse, pur come spettatore, i dibattiti televisivi) che la ragazza marocchina nota come Ruby fosse ancora minorenne.
Le sentenze ,diceva un giurista del quale leggo ancora i libri-il toscano Piero Calamandrei, autore di un celebre ai suoi tempi Elogio dei giudici, che le sentenze prima di tutto si accettano anche se non è vietato discuterle come ogni prodotto dell'uomo.
Ora, da questo punto di vista, alcune osservazioni vengono spontanee.
La prima è che Silvio Berlusconi è un personaggio pubblico che è stato già condannato più volte in altri processi per processi che attengono a sue pratiche corruttive e a tentativi, a quanto pare, riusciti di influire o condizionare magistrati della repubblica italiana. Dunque la sentenza romana riguarda-come è ovvio-soltanto il caso Ruby e non interferisce rispetto ad altre vicende alcune delle quali dovranno essere affrontate e decise in altra sede giudiziaria e in altri tempi.
La seconda è che, nella storia repubblicana, l'uomo di Arcore è stato il presidente (per quattro volte) del Consiglio dei ministri che ha presentato e fatto approvare tutte le leggi ad personam inserite negli ultimi trent'anni nell'ordinamento repubblicano.
E, tra di esse, per fare soltanto un esempio che mi sembra tra i più significativi, quella legge che porta il nome di Franco Frattini e che doveva, nelle intenzioni espresse allora alla Camera, evitare che parlamentari (a cominciare dal medesimo Berlusconi) potessero continuare il proprio lavoro politico essendo investiti da forti conflitti di interessi legati alla propria condizione di imprenditori o proprietari (ed è il caso dell'imprenditore lombardo) di grandi aziende proprio (ma non solo) nel campo televisivo o in genere della comunicazione di massa.
Ora in una situazione che ha visto Berlusconi dominare- per quasi vent'anni- il lavoro politico, ma anche legislativo, sia pure con l'alleanza dei postfascisti di Gian Franco Fini e della Lega Nord che, pur avendo cambiato tre leader ed è guidata oggi da Matteo Salvini, ha mantenuto la sua posizione a destra e per giunta con innegabili tinte di "razzismo padano"(per ripetere il loro linguaggio è piuttosto amaro dover constatare che le classi dirigenti di questo paese non sono riusciti, nelle alterne vicende, dell'ultimo, abbondante ventennio, né a sostituire a una parte notevole delle leggi berlusconiane norme più adeguate ai principi costituzionali né a mettere almeno parzialmente fuori gioco quello che è ancora il leader della maggiore forza populista presente in parlamento e nel Paese.
Non è piacevole, insomma (pur usando a questo punto un tono che si può definire basso e sereno) trovarsi non lontanissimi - o almeno non lontani- da un nuovo, inevitabile scontro elettorale alla fine della diciassettesima legislatura o magari qualche tempo prima (non si può mai dire, soprattutto in Italia), di fronte al leader di Arcore che, in tutti questi anni, ha parlato di colpi di Stato contro di lui, di magistrati competenti, disonesti o addirittura criminali ed ora si prepara(come ha anticipato subito dopo la sentenza di appello il capo dei suoi pasdaran, l'onorevole prof. Brunetta, che ha chiesto la formazione di una commissione di inchiesta parlamentare sulle vicende giudiziarie del Capo) assistere a un giudizio penale che nega un fatto noto ai tempi e difficile, francamente da ignorare.
Naturalmente chiunque, ed io per primo, attendo le motivazioni che hanno portato la Corte alla scelta di oggi ma mi sarà consentito nutrire qualche dubbio.

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