di Nicola Tranfaglia - 25 giugno 2014
I nostri giornali, come ormai si sa, certe volte preferiscono le notizie eccezionali (come quella del killer del poliziotto Joe Petrosino ucciso a Palermo nel 1909 con il boss Cascio Ferro come mandante) o addirittura i pettegolezzi alle notizie in quanto tali. Così è accaduto che l'arresto che Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato hanno compiuto con l'operazione, chiamata Apocalisse, abbiano svelato una nuova riorganizzazione di Cosa nostra che, al di là dei suoi rapporti più o meno segreti che di sicuro coinvolgono conoscenze di alto livello, è presente fortemente nei quartieri occidentali della capitale siciliana imponendo le proprie forniture di carne alle macellerie più in vista del centro e riciclando i soldi sporchi con le scommesse sulle partite di calcio.
C'è anche il politico locale che scrive al presidente della Repubblica in modo che siano revocati i vitalizi d'oro agli ex deputati condannati e poi, secondo i giudici inquirenti, consegna oltre tredicimila euro ai boss mafiosi. O ancora l'aspirante boss mafioso palermitano che, attaccando i collaboratori di giustizia su Facebook, mette una foto di manette e scrive:" Non fanno paura le manette ma chi per aprirle si mette a cantare". Su 34 estorsioni scoperte durante l'inchiesta palermitana, soltanto un imprenditore ha avuto il coraggio di denunciare i suoi estorsori. Gli altri non hanno mai avuto il coraggio di denunciare nulla.
In carcere sono andati boss e affiliati delle cosche di San Lorenzo, Tommaso Natale e Resuttana, antico feudo dei Lo Piccolo e dei Madonia.
Le intercettazioni rivelano le piccole e le grandi spaccature che fanno i conti con la crisi delle estorsioni e gli scarsi profitti del traffico degli stupefacenti e cercano di arrabbattarsi con il business delle pompe funebri e con la nuova frontiere delle scommesse.
A quanto pare, è sempre al comando la vecchia guardia con Girolamo Biondino, 65 anni, fratello di Salvatore, l'autista di Totò Riina. Ma gli affari non vanno bene come una volta, le complicità in certi settori della vita sociale sono meno forti che in passato e quindi si litiga ferocemente all'interno dell'associazione siciliana, oggi meno forte della consorella calabrese.
Foto © Samuele Firrarello