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renzi-grillodi Nicola Tranfaglia - 17 giugno 2014
Beppe Grillo, l'ex comico che, in pochi anni, ha fondato un movimento che ha conseguito - nelle ultime elezioni politiche del 2013 - il numero maggiore di voti tra i partiti politici presenti in parlamento, sembra essersi improvvisamente convertito alla trattativa con il maggior partito del centro-sinistra e in settimana ci sarà l'incontro con il presidente del Consiglio-segretario del Partito democratico, Matteo Renzi.
L'incontro è stato visto con favore dal Capo dello Stato che è favorevole al coinvolgimento del maggior numero possibile di forze politiche nel cammino sulle riforme e alla vigilia della nuova legge per la stabilità come alla riforma della pubblica amministrazione e del piano nazionale contro la corruzione (finalmente, verrebbe da dire, dopo le ultime statistiche pubblicate e l'esperienza pratica di tutti quelli che vi hanno a che fare!).

Napolitano ha perfettamente ragione a insistere su questo punto e, visto che insistenti indiscrezioni del Quirinale fanno sapere che il Presidente non ha intenzione di completare il secondo mandato, è in grado di condurre su questo punto una battaglia che aveva già abbracciato e portato avanti negli anni precedenti. Ma quante sono le probabilità che si arrivi a un accordo tra democratici e seguaci di Grillo?
E come si concilia la riforma elettorale dei grillini che punta su un proporzionale secco con una soglia per la maggioranza più alta (il 40 per cento) del 37 per cento concordato tra Renzi e Berlusconi nel patto del Nazareno e con il divieto di coalizioni necessarie al centro-destra e in passato non escluse neppure dal centro-sinistra (basta pensare all'Ulivo guidato da Romano Prodi che vinse nel 1996 e nel 2006 contro l'imprenditore di Arcore?
La partita non mi sembra semplice, anche se dà al capo del governo, almeno in astratto, quella possibilità di giocare su due possibilità che per una classe politica come quella di oggi che gioca soprattutto sulla tattica e quasi sembra aver dimenticato la strategia (l'opposto di quel che fece ai suoi tempi Enrico Berlinguer, come alcuni di noi ricordano ancora) può rivelarsi uno strumento utile. Ma è noto che in politica da cosa nasce cosa e che Grillo e i suoi rischiano di perdere più dei democratici in una partito a risultato nullo. Perciò non è escluso che a qualcosa si arrivi e questo per gli italiani non sarebbe male in questi tempi grigi.

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