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cappello-toga-giudicedi Nicola Tranfaglia - 8 giugno 2014
Ci sono volute un milione e 494.604 conversazioni ascoltate in venticinquemila ore di intercettazioni telefoniche su 541 utenze e in altre ventimila ore di intercettazioni ambientali oltre a sessantatremila ottocento quaranta ore di videoriprese e seicentoventicinque servizi di osservazioni effettuati da cinquanta militari giorno e notte. Tra essi è  compreso anche il video senza precedenti dell'annuale summit al santuario di Polsi e lo storico filmato dei ventidue partecipanti il 31 ottobre 2009 alla riunione dentro un centro sociale per anziani di Paderno Dugnano, intitolato proprio a Falcone per eleggere il temporaneo referente della 'Ndrangheta in Lombardia. Ora però l'esistenza di una struttura unitaria della 'Ndrangheta viene certificata dal verdetto della Suprema Corte di Cassazione che ha reso definitive le quasi cento condanne nel primo troncone del processo chiamato Crimine-Infinito.

Nella sanguinosa faida che ebbe luogo a Scampia dieci anni fa: la morte di Gelsomina Verde, torturata per farle dire dove si era nascosto il fidanzato, finita con un colpo alla nuca e fatta ritrovare carbonizzata dentro una macchina, il pubblico ministero titolare dell'inchiesta ha confidato al Corriere del Mezzogiorno che guardando la trasmissione televisiva proiettata nei giorni scorsi sul Sky-TV nella trasmissione Gomorra-la Serie, ha rivissuto l'orrore di quei giorni anche se, per fortuna dei telespettatori, la vicenda in televisione è stata edulcorata. Naturalmente  il magistrato inquirente che indagò sull'omicidio di Gelsomina e fece arrestare gli assassini ha dichiarato ora: "E' un racconto della camorra fatto dentro la camorra. Quei boss sono chiusi dentro di loro. Chi li vede percepisce all'istante il disvalore. E sa quello che è il male".
Purtroppo le forze dell'ordine, come i magistrati, non sono riusciti ancora ad aver ragione del fenomeno mafioso malgrado tutti i loro generosi sforzi che tanti a loro riconoscono. La camorra resta quello che è sempre stata e anche se, quando si tratta della camorra, i pentimenti sono molti di più, rispetto alla 'Ndrangheta e alla mafia siciliana, da parte di soldati e qualche generale e non mancano ulteriori tradimenti.
Ancora una volta tornano in mente le parole che, ventidue anni fa, l'anno medesimo della strage di Capaci in cui il magistrato palermitano venne ucciso con tutta la scorta a pochi chilometri dalla sua città, a proposito della professionalità indispensabile per combattere efficacemente il fenomeno mafioso:" La professionalità - disse allora il giudice Falcone alla giornalista francese Marcelle Padovani -consiste quindi nell'evitare le trappole. Non sempre chi stava intorno a me ha visto nella giusta luce l'attenzione pignola che dedicavo al problema della mia sicurezza: ritengo che si tratti della regola numero uno, quando si ha il compito di combattere la mafia. Si è favoleggiato sulle mie scorte, sul mio gusto del mistero, sulla clandestinità della mia vita, sulla garitta davanti alla mia abitazione. E' stato scritto che mi spostavo da un bunker a un altro, dal Palazzo di Giustizia, alle carceri e dalle carcere alla mia prigione personale: la mia casa. Qualcuno ha pensato forse che attribuissi troppa importanza a questi problemi. Non sono d'accordo. Conosco i rischi che corro facendo il mestiere che faccio e non credo di dover fare un regalo alla mafia offrendomi come facile bersaglio. Noi del pool antimafia abbiamo vissuto come chi è ai lavori forzati: sveglia all'alba per studiare i dossier prima di andare in tribunale, ritorno a casa a tarda sera."     

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