di Nicola Tranfaglia - 13 maggio 2014
La chiusura domenica scorso del congresso generale della CGIL con la conferma di Susanna Camusso non ha risolto, nè poteva farlo, i problemi sul tappeto del nostro movimento sindacale. La maggioranza su cui la Camusso può contare non è bulgara, essendosi fermata all'80 per cento ma tuttavia è sicuramente netta e tale da non poter essere messa facilmente in discussione. Peraltro il contrasto tra la linea del maggior sindacato italiano e quella dei metalmeccanici guidati da Maurizio Landini è troppo nota per essere dimenticata. E prima poi meriterebbe un esame che finora non ci sono stati non a caso su nessuno dei quotidiani e settimanali che mi capita di leggere, o almeno di scorrere, ogni settimana. L'assenza del presidente del Consiglio Renzi è coerente con la linea generale del capo del governo, troppo vicino all'esigenza, più volte da lui stesso dichiarata, di non mettere in forse il cosiddetto patto del Nazareno che lui stesso ha firmato - in modo più o meno solenne - con quello che resta, almeno a parole, il suo più forte oppositore, cioè l'ex cavaliere ed ex senatore, Silvio Berlusconi. La segretaria generale ha cercato ad ogni modo di smorzare le polemiche facendo capire che la CGIL ricorrerà a livello europeo contro il decreto sul lavoro del ministro Poletti che (l'ho già scritto qualche giorno fa) rappresenta, senza dubbio, alcuno un passo indietro per le nuove generazione nella loro condizione generale rispetto agli imprenditori ed è peggiorato in maniera ulteriore grazie al trattamento raggiunto da Ichino e Sacconi prima dell'approvazione definitiva in senato.
Ha difeso, in maniera serena, lo strumento della concertazione che i governi di centro-sinistra hanno di solito adottato, come a dire che - visto che siamo oggi in un periodo di larghe intese con una parte della destra (appunto l'NCD di Angelino Alfano, che è stato a lungo, come molti ricordano, il segretario particolare dell'imprenditore di Arcore) è il caso di essere comprensivi. Ed ha ricordato a ragione rispetto allo scandalo enorme di quella che chi scrive ha definito la "nuova tangentopoli" a Milano rispetto all'EXPO del 2015 di aver lanciato già molti anni fa, nel 2005, l'allarme su certi appalti avanzando un esposto alle Corte dei Conti che, almeno finora, non ha avuto effetti. Naturalmente la Camusso ha confermato in pieno l'accordo con la CISL e la UIL, senza sottolineare il dato che tutti a modo loro conoscono, cioè i prezzi che l'accordo confederale non può non avere se si tiene conto delle storie molto diverse dei tre sindacati dei lavoratori.
Insomma si potrebbe dire, leggendo con attenzione l'intervista che la Camusso ha dato al quotidiano vicino al Partito Democratico, che la Camusso andrà avanti sulla strada seguita finora a meno che il governo in carica non faccia qualche scarto a destra che i lavoratori iscritti alla CGIL potrebbero, indipendentemente da quel che dicono Landini e la FIOM, proprio non capire o addirittura avversare per fondate ragioni. Ma tutto questo si potrà vedere soprattutto dopo le elezioni europee ancora imminenti e di cui molti temono un esito non del tutto favorevole al governo di Matteo Renzi.
In foto: Susanna Camusso e Maurizio Landini