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tranfaglia-nicola-web10di Nicola Tranfaglia - 8 maggio 2014
L'ex senatore Maria Fida Moro, figlia maggiore del compianto presidente del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana che si chiamava Aldo (come molti italiani ancora ricordano), non ha a disposizione canali televisivi (sempre lottizzati) o quotidiani (anche loro divisi tra proprietà che, tra loro, non vanno affatto d'accordo) e - dunque - non ha potuto pubblicare su un quotidiano, o raccontare in una trasmissione televisiva, quello che pensa sulla riforma elettorale che stiamo per subire con i lavori parlamentari in corso che hanno già approvato (con l'appoggio determinante di Forza Italia che sta cercando di mercanteggiare adeguatamente il proprio ingresso in maggioranza dopo le elezioni politiche europee previste per il 25 maggio).

Ha inviato la sua lettera a politici e intellettuali italiani, può darsi che nei prossimi giorni qualcuno la pubblichi ma chi conosce un poco i mezzi di comunicazione del nostro paese può scommettere che non ne parleranno per due ragioni essenziali: la prima è che Maria Fida Moro non è un senatore oggi ma è soltanto una ex e chi scrive, sa che gli ex contano poco o addirittura niente. La lotta politica è dura, in questo paese come sta dicendo con una bella faccia tosta il plurimiliardario Silvio Berlusconi a sua figlia Marina che non disdegnerebbe di farsi eleggere dalle truppe opportunamente cammellate di Forza Italia, sempre guidate dall'intramontabile genitore. Lo davano per morto i giornali dal momento in cui si dimise l'11 novembre 2011 e, a quanto pare, è sempre in sella e agita sondaggi poco convincenti in cui pensa di raggiungere addirittura il 25 per cento.
Molti non ci credono ma non si può mai dire nel nostro beneamato Paese, patria prediletta  dell'odierno populismo. Se ritorniamo alle sagge parole di Maria Fida Moro (che, tra l'altro, esprime concetti condivisi da molti che studiano da una vita Diritto e spesso lo hanno insegnato per decenni nelle nostre università come, per citare soltanto due nomi come Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky) ci troviamo davanti ad affermazioni che hanno bisogno di un minimo di cultura giuridica e di buon senso per poterle  accettare e condividere.
Che cosa dice in maniera essenziale l'ex senatore della famiglia Moro? La prima è che l'eliminazione di una delle Camere non risolve i problemi dal punto di vista del contenuto e del metodo in quanto, se si vuole diminuire il numero dei parlamentari si può farlo con altri sistemi. "Ma - scrive Maria Fida Moro - "ammesso proprio di volerne proprio eliminarne una, proprio quella più antica, la camera alta, quella che aveva nell'intento dei Costituenti il più alto profilo, quella composta dai membri più anziani, la camera più prestigiosa ed, a mio avviso, la più bella. E aggiunge ancora: "già esiste da tempo il sistema assurdo che ha permesso (con risultati visibili a tutti) di nominare gli eletti : un sistema assurdo. La politica per essere "onorevole" è necessario che i migliori - sottolineo i migliori - siedano in parlamento e proprio non è un privilegio, è il loro ruolo non può essere semplicemente "ornamentale".
Ma, aggiunge ancora Maria Fida Moro, è anche colpa degli Italiani ormai adusi, cioè più che abituati ad accettare tutto e il contrario di tutto." Sante parole, a modesto avviso di un vecchio studioso di storia patria. Ultima osservazione che traggo sempre dalla lettera della Moro. Che ricorda che suo padre è morto ha sacrificato la vita per i principi in cui credeva e questo avveniva quando c'erano principi giusti racchiusi nella nostra carta costituzionale del 1948. E aggiunge che "non è giusto sfruttare la disperazione della gente reale" per compiere atti poco onorevoli. Conclude citando alcune vecchie canzoni di protesta care anche a chi scrive e quasi si vergogna di essere italiana. Ahimè, purtroppo, in questo periodo non è l'unica ad avere un simile stato d'animo.     

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