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gelli-liciodi Nicola Tranfaglia - 7 maggio 2014
Ci sono due frasi che mi vengono in mente ora che gli archivi della loggia segreta massonica P2 di Licio Gelli sono finalmente on line, a disposizione delle studiose e degli studiosi di ogni razza, sesso e colore che abbiano voglia di leggere e scandagliare i centotrenta volumi accumulati agli inizi degli anni Ottanta dalla Commissione presieduta dall'onorevole Tina Anselmi.
Di lei, quando la conobbi, mi restò impressa una frase che non posso dimenticare: "Basta una sola persona che ci governa ricattata o ricattabile, e la democrazia è a rischio."
L'altra frase che mi è rimasta impressa fu pronunciata proprio da Licio Gelli ed esprime, in grande sintesi, quale era il fine ultimo della sua Loggia: "Governare senza essere al governo."
E non diceva naturalmente con quali mezzi: la manipolazione delle coscienze? Il ricatto? O con quali altri mezzi magari usati da lui e dai suoi seguaci. Questo non l'ha detto a nessuno, almeno finora.
L'ha ricordato Sandra Bonsanti, magna pars di Libertà e Giustizia quando ha incontrato Gelli e ne ha tratto un libro interessante Parola di Venerabile pubblicato dall'editore Aliberti nel 2006. Non è un caso, mi pare, che siano state due donne (Anna Vinci e Sandra  Bonsanti), dopo la lunghissima intervista a Gelli di Sandro Neri, a lasciarci i libri fondamentali sulla commissione Anselmi e sul Venerabile. Penso da tempo che siano quasi sempre le donne ad avere una marcia in più quando si tratta di compiere fatiche improbe o difficili da compiere con leggerezza. 

Leggendo quegli atti e facendo politica (come a me è capitato per molti anni) ci si trova di fronte a uno dei fatti più gravi del settantennio repubblicano o addirittura degli oltre centocinquant' anni  della storia postunitaria. Perché, in questo caso, ci troviamo di fronte a una vicenda che dura per decenni e non è detto neppure che sia finito visto che negli anni scorsi si è parlato di P3 e di P4  come di continuazioni (o reincarnazioni) della Loggia segreta massonica più famosa, in Italia e altrove per il grande scandalo a cui diede origine negli anni Ottanta.
Vale la pena ricordare - anche questa mi sembra molto significativa- una frase che pronunciò, nel periodo per lui migliore, il potente segretario dei socialisti Bettino Craxi che - interpellato dai giornalisti - rispose che della P2 nulla sapeva, se non quello che leggeva sui giornali, concludendo tuttavia con una battuta per lui consueta e piuttosto minacciosa: "con i giudici faremo poi i conti". Del resto basta ricordare l'entità dei militari di alto bordo presenti nella Loggia per rendersi conto della sua forza e capacità di penetrazione: dodici generali dei Carabinieri, cinque generali della Guardia di Finanza, ventidue generali dell'Esercito, quattro generali della Aeronautica militare, otto  ammiragli, moltissimi direttori e funzionari dei Servizi Segreti, quarantaquattro  parlamentari, due ministri del governo in carica, un segretario di partito (quello socialdemocratico)e tanti giornalisti,imprenditori, magistrati. Del resto un generale sentito dalla Commissione potette deporre, senza convincenti  smentite, che "Gelli era un uomo di grande prestigio che aveva relazioni di altissimo livello. Telefonava spesso ad Andreotti, Cossiga ed era di casa al Quirinale con Saragat."
Chi sobbalza di fronte a questi nomi e a queste deposizioni da oggi può limitarsi ad accendere un computer e a consultate gli atti della P2  sulla rete. Da parte di chi come me continua a consultare archivi e a scrivere libri di storia non può esserci che un augurio di fronte a questa buona notizia: sperare che giovani studiose e studiosi consultino gli atti ormai disponibili e ci diano una nuova storia, più approfondita e convincente di quelle disponibili(in realtà non c'è ancora un solo libro che possa definirsi una storia completa della Loggia!) di quello che fece Gelli con molti aiuti persino di persone ed enti insospetta bili per inquinare  a tempo indeterminato la vita pubblica della nostra repubblica. E non è poco, mi pare.        

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