Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

senatodi Nicola Tranfaglia - 5 maggio 2014
Né cane, né gatto. Né carne, né pesce. Così dovranno dire gli italiani se il compromesso in atto sulla riforma del Senato, di cui si parla con insistenza da alcuni giorni, dovesse concludersi proprio nel senso adombrato oggi sul quotidiano colorato di rosa via Monte Rosa che ha pubblicato una nota molto chiara del professore Roberto D'Alimonte, non a caso consigliere già in passato dell'attuale capo del governo ed esperto molto raffinato di sistemi elettorali contemporanei.

Secondo lo studioso che scrive abitualmente sul Sole24 ore, la scelta dei consiglieri regionali destinati ad andare direttamente in Senato avverrebbe contestualmente a quella degli altri senatori e gli elettori chiamati alle urne per l'elezione dei presidenti delle giunte regionali e dei consigli voterebbero così anche per i senatori che spettano alla regione. Ma non c'è dubbio sul fatto che, dal punto di vista giuridico e costituzionale, questa modalità di elezione viola direttamente il principio della elezione indiretta. "Il sistema - sostiene D'Alimonte e non si può che essere, da questo punto di vista, che d'accordo con lui - non è né carne né pesce. Sarebbe in realtà un cangatto." E' vero, infatti, che l'elezione dei senatori avverrebbe in un' unica tornata elettorale ma conclude D'Alimonte "quello che conta è che i futuri rappresentanti delle regioni sarebbero eletti direttamente e sarebbero senatori a tempo pieno. Che poi si dica che le loro indennità verrebbero pagate dalle regioni fa soltanto sorridere, visto che i soldi per pagarli le regioni dovrebbero prenderli necessariamente dallo Stato. E inoltre se tutto avvenisse così salterebbe il principio della elezione indiretta come quello della riduzione dei costi al quale Matteo Renzi ha dall'inizio impostato la sua battaglia per la rivoluzione pacifica e profonda del suo impegno politico.
E questo avviene mentre, dall'altra parte, l'oppositore principale, almeno in apparenza dell'attuale governo Renzi-Alfano, cioè il noto imprenditore di Arcore ha rilanciato una nuova forte campagna mediatica che si avvale nello stesso tempo dei grandi giornali a lui non distanti e dei canali televisivi (impressionante la sua presenza l'altra sera nel rotocalco di RAI Due Virus con il giornalista Porro) parla non di stracciare l'accordo con Renzi (sarebbe una imperdonabile gaffe mediatica) ma lo definisce un incontro politico e non tecnico e si prende la libertà di rilanciare la forma di governo presidenzialista come chiavistello per rispondere ad esigenze di semplificazione, presenti anche in larga parte dell'elettorato oltre che dei media, e che favorirebbero senza dubbio lui più dei suoi competitori, da Grillo allo stesso Renzi. Per un uomo che la settimana scorsa ha detto che si sarebbe accontentato del 20 per cento alle prossime elezioni politiche e che ormai sembra disponibile a passare la mano a favore della figlia imprenditrice Marina l'ipotesi del presidenzialismo appare una trovata non nuova ma neppure sbagliata per risollevare le sue sorti di fronte a un elettorale di persone lontane dalla politica e molto preoccupate dalla ancora forte crisi economica e culturale da cui è afflitto il nostro Paese.
Con tutto ciò, chi conosce la politica italiana da molto tempo sa che la strada di Berlusconi è in salita e tutt'altro che facile. Ma, nello stesso tempo, mostra l'abilità dell'ex Cavaliere e la conoscenza dei punti deboli dei suoi connazionali.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos