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ustica1di Nicola Tranfaglia - 22 aprile 2014
L'annuncio del presidente del Consiglio Matteo Renzi ha provocato reazioni, senza dubbio, positive per l'opinione pubblica che si attendeva da molti anni una presa di posizione contraria al segreto di Stato riaffermato da due presidenti del Consiglio di posizioni opposte come Prodi e Berlusconi nel 2007 e nel 2008 ma se si riflette sulla situazione reale nel nostro Paese si arriva abbastanza presto a mutar parere.
E questo non soltanto per le indispensabili limitazioni che gli uffici hanno posto, in relazioni a leggi ancora vigenti, come la scrematura che coinvolgerà gli atti e prevederà gli atti che coinvolgono persone vive, fonti e confidenti dello Stato la cui vita potrebbe essere messa in pericolo da alcune rivelazioni.

O dal fatto che molti degli avvenimenti ancora sotto indagine da parte degli storici risalgono a tempi lontani per cui non c'è oggi il segreto di Stato, come la strage della stazione di Bologna avvenuta 34 anni fa. O che riguardano vicende che riguar dano i rapporti tra lo Stato e il crimine organizzato su cui ci sono ancora procedimenti aperti, a cominciare dal processo di Palermo sulla trattativa più volte negata in tutte le sedi ufficiali tra lo Stato e la mafia. Ma, se si conosce meglio l'Italia e la collocazione dei documenti che contengono notizie interessanti per chi studia il passato, la sensazione che si ricava dall'annuncio del capo del governo è molto meno positiva e rassicurante di quanto hanno detto alcuni tra i più diffusi mezzi di comunicazione della penisola. E se ne sono fatti portavoce deputati e magistrati.
In primo luogo, infatti, "per illuminare tutte le zone grigie - ha detto Paolo Bolognesi, deputato del PD e presidente dell'Associazione delle vittime della strage di Bologna" - non basta togliere il segreto di Stato ma è necessario aprire tutti gli archivi militari, dei carabinieri e della Farnesina. Anche Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione delle Famiglie di Ustica, ridimensiona la portata dell'annuncio: "credo che sia uno slogan vecchio. Per la maggior parte delle stragi di cui parliamo non sono mai stati apposti segreti di Stato."
Una posizione che Felice Casson, magistrato e parlamentare, presidente del Copasir afferma che "non c'è nessun segreto di Stato sulle stragi. Ma ci sono ancora una serie di atti che possono riguardare polizia o carabinieri che, se pubblici, possono contrabbandare a far luce su fatti del passato.
Ci sono piuttosto, ha aggiunto Casson, atti che devono essere desecretati e riguardano i servizi segreti ma questo può farlo soltanto il governo."
Direi piuttosto di fronte a simili reazioni che si tratta piuttosto di un annuncio frettoloso e poco adeguato alla gravità degli avvenimenti che riguardano il tormentato passato dell'Italia  dopo il 1945.

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