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csm-riunionedi Bruno Tinti - 17 aprile 2014
A luglio ci saranno le elezioni per il nuovo Csm. Le correnti tutte si sono sbattute per far trionfare i candidati identificati dai correntocrati. La cosa non deve meravigliare poiché questi sono gli stessi correntocrati: la legge non scritta, anzi negata con sdegno ma applicata con impegno, è che il Csm costituisce il punto di arrivo della carriera parallela dei magistrati correntizzati all’interno delle correnti. I dignitari di ogni corrente hanno in tasca, come diceva Napoleone, un bastone da maresciallo. Solo che Napoleone lo prometteva a ogni soldato: ciascuno di loro, se avesse ben meritato, avrebbe potuto aspirarvi; mentre le correnti lo promettono ai correntizzati che più si distinguono nella gestione del potere e delle clientele. La cosa disgusta da tempo i peones, magistrati che spalano fascicoli dal mattino alla sera e assistono alle luminose carriere dei correntocrati; il disgusto è aumentato negli ultimi tempi, quando il clientelismo correntizio è divenuto pubblico. Un po’ per via di errori ingenui.

Un certo Vigorito (Md) ha imprudentemente spedito a una mailing list letta da tutti i magistrati una missiva destinata ai suoi correligionari. Vi si diceva che Md aveva chiesto di nominare al posto di presidente del Tribunale di Sorveglianza di Salerno una giovane collega che aveva meno titoli e meno anzianità di un altro; sperava che non avessero commesso “un’ingiustizia troppo grossa”, ma era politicamente opportuno “piazzare” questa collega; anche se, come aveva rappresentato un’altra correntocrate di Md, il collega sacrificato forse apparteneva pure lui a Md. E un po’ per via di una arroganza di cui decenni di malgoverno correntizio hanno reso i correntocrati inconsapevoli. Finalmente i peones si sono stufati. Al consueto meccanismo di nomina dei predestinati, imprudentemente travestito da primarie (ogni corrente ha presentato quelli che “dovevano” essere eletti e solo quelli; più un paio di candidati materasso per fare scena) hanno opposto il sorteggio.
Ne sono usciti 17 peones aventi i molti meriti propri dei magistrati più uno: non erano schiavi delle correnti, avrebbero deciso secondo legge e coscienza. Adesso si vedrà se almeno qualcuno sarà eletto. La rivoluzione ha sconvolto i correntocrati e, secondo gli ordini di scuderia, i correntizi. In particolare quelli di Md che hanno rivendicato la loro supposta e da sempre sbandierata superiorità morale e culturale: abbiamo una carta dei valori che parla da sola, siamo puri, integerrimi etc . Di quello che aveva combinato il loro sodale Vigorito (che non “è stato dimesso” e neppure un po’ sgridato) e di tutte le altre porcherie invano denunciate da pochi peones, nemmeno una parola. Arroganza e complesso di superiorità sono rimaste invariate.
Adesso arriva il conflitto tra il Procuratore di Milano Bruti Liberati (quello che, all’indomani dell’affidamento di Ruby a Nicole Minetti disse, mentendo, che l’operato della Polizia era stato conforme alle direttive impartite dal Pm minorile Antonietta Fiorillo e che, quando la bugia fu smascherata, non smentì ne si scusò con la collega) e il procuratore aggiunto Robledo che lo ha accusato di avergli sottratto indagini che rientravano nella competenza specifica del gruppo da lui diretto. Della cosa si sta occupando il Csm e vedremo come andrà a finire. Il punto è che Bruti Liberati è un correntocrate di serie AAA, per dirla alla Standard&Poor's: per una vita presidente di Md, con un curriculum di incarichi fuori ruolo in istituzioni nazionali e internazionali da far strabuzzare gli occhi. Insomma una carriera tipica. E che, secondo quanto raccontato da Robledo al Csm, avrebbe interpretato il suo ruolo di Procuratore Capo, nel corso di uno dei tanti contrasti che caratterizzavano il loro rapporto, utilizzando la seguente argomentazione: “Ricordati che tu stai qui solo per un voto. Sarebbe stato sufficiente che io avessi detto a uno di Md di andare a fare pipì e al tuo posto sarebbe stata eletta la Gatto”. Per quelli che non hanno dimestichezza con le modalità con le quali il Csm assegna gli incarichi direttivi, Bruti Liberati voleva, con questo stile raffinato e suadente, ricordare a Robledo che le nomine sono decise dalle correnti e che lui, Presidente di Md, avrebbe avuto il potere di far nominare al posto suo altra collega: bastava avesse ordinato a uno degli adepti di Md di allontanarsi al momento della votazione. Quindi gliene fosse grato e la smettesse di rompere.
Poco interessante il giudizio su Bruti Liberati; molto invece quello che si ricava dalle sue parole. Bruti sta dicendo che nelle correnti vige un rapporto gerarchico: i capi ordinano ai sottoposti come decidere. “Vai a fare pipì”: un po’ volgare ma efficace. Bruti sta dicendo che il merito, le attitudini, la preparazione giuridica, insomma i criteri strombazzati nelle delibere del Csm, sono un semplice schermo di decisioni prese a seguito di accordi correntizi: oggi vai a fare pipì, domani trattienila, stai lì e vota come ti dico io. Bruti sta dicendo che le carte dei valori, le promesse elettorali, il patrimonio culturale, le diverse sensibilità associative, insomma la fuffa propagandata dalle correnti altro non è se non la maschera che nasconde la solita, triste, squallida gestione delle clientele. Bruti sta dicendo a tutti i peones che hanno ragione e che la smettano di votare i correntocrati. Aveva ragione Fabrizio De André: “Dal letame nascono i fiori”.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano del 17 aprile 2014

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