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cosentino-nicola-web6di Nicola Tranfaglia - 5 aprile 2014
Non è una novità che quelli che contano nel grande sistema mafioso hanno sempre un'alleanza di ferro che va oltre i discorsi politici e le parole dette in pubblico. E un politico noto più di tutti in Campania come l'ex sottosegretario all'Economia del governo Berlusconi, Nicola Cosentino e dei suoi fratelli Giovanni e Antonio, non può litigare con il clan dei Casalesi che, nella camorra campana, conta più di tutti gli altri per la loro potenza finanziaria cui si accoppia quella di fuoco.  
Lo si è visto ieri, di fronte all'ordinanza di custodia cautelare con cui il giudice delle indagini preliminari di Napoli Isabella Iaselli, accogliendo le richieste del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Giuseppe Borrelli, dei suoi sostituti Antonello Ardituro e Fabrizio Vanorio e del sostituto della Direzione nazionale Antimafia Francesco Curcio.

In totale i provvedimenti emessi dal GIP sono stati tredici e nell'elenco dei destinatari si trovano Pasquale e Antonio Zagaria, fratelli di quel Michele Zagaria che, con Carmine Schiavone - detto Sandokan -, è stato il più potente boss casalese latitante per 16 anni fino al dicembre del 2011.
Tutto è nato dalla lotta spietata che Cosentino, legato a filo doppio con i Casalesi, ha condotto per anni contro l'imprenditore Luigi Gallo che voleva aprire un distributore di benzina nel paese di Villa di Briano, nel Casertano, e pur avendo chiesto e ottenuto tutte le autorizzazioni richieste dagli uffici tecnici del Comune, ha trovato di fronte il potere assoluto dei Cosentino nella provincia che hanno fatto intervenire senza difficoltà funzionari infedeli della prefettura di Caserta per bloccare l'audace ma debole tentativo di Gallo.
L'accusa principale ai Cosentino è quella di estorsione (a cui si aggiungono quella di concussione, di violenza e minaccia, favoreggiamento personale e riciclaggio nel settore dei carburanti con l'aggravante del metodo mafioso grazie all'amicizia con i Casalesi).
L'ordinanza del GIP spiega in duecentoventi pagine, minuziose e documentate, come l'intimidazione e le minacce con un'azione che ha visto agire sul piano politico l'on. Cosentino e su quello criminale i Casalesi e che insieme hanno impedito facilmente all'imprenditore Gallo di andare avanti nei lavori per il distributore di benzina.
Affamandolo prima con una richiesta estorsiva di dieci milioni di lire e poi imponendogli imprese collegate ai Casalesi per i lavori di sbancamento dell'area dove avrebbe dovuto sorgere l'impianto e forniture di materiali edilizi a costi altissimi e con tutta evidenza fuori mercato.
Per Nicola Cosentino è il secondo arresto in un anno dopo quello subito per presunto riciclaggio di capitali nella costruzione (mai avvenuta) di un centro commerciale. Dopo un periodo passato agli arresti domiciliari, l'ex sottosegretario era ritornato in libertà ma il nuovo arresto ora lo riporta in carcere. Non si sa per quanto tempo giacchè le indagini sulla sua politica e sui suoi affari, come è naturale, non si fermano.
Ma, a leggere la piccola storia, ancora una volta mi sembra di poter dire che siamo di fronte a un teorama noto che è quello della "mafia come metodo".

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