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elezioni-italicumdi Nicola Tranfaglia - 6 marzo 2014
Di solito i costituzionalisti hanno pareri diversi, magari soltanto per una sfumatura, ma questa volta sono tutti d'accordo o almeno quelli più noti, attraverso i maggiori quotidiani che li hanno reclutato in qualità di editorialisti.
Qui mi limito due colleghi che insegnano alla Sapienza, come Michele Ainis e Massimo Luciani, e a loro si è unito un deputato come Pippo Civati che, a quanto pare, ha una certa influenza sul gruppo parlamentare del suo partito, pur essendo in forte minoranza rispetto al segretario-presidente che tutti ormai conosciamo, Matteo Renzi ma, a quanto pare, nell'assemblea dei parlamentari del PD che ha preceduto la scelta del presidente del Consiglio, anche altri  spenonenti di peso del partito come Paolo Gentiloni, Sandra Zampa, oltre che i membri del correntino di Cuperlo, hanno fatto obiezioni. Ma ai lettori è il caso di spiegare meglio quale è il compromesso che concluderà dopodomani il breve iter parlamentare della nuova legge elettorale.

L'Italicum, ricordiamolo, prevede la ripartizione dei seggi su base nazionale. Il Paese è diviso in circoscrizioni piccole che assegnano da 3 a 6 seggi. In ciascun collegio i partiti presentano liste bloccate corte (da 3 a 6 candidati). Non si esprimono preferenze e i segni sono assegnando seguendo l'ordine di lista. E' previsto che le liste siano composte per metà di donne e per metà di donne ma non l'alternanza di genere. E' previsto altresì un premio di maggioranza (fino a 340 seggi). Per ottenerlo al primo turno il partito o coalizione deve superare il 37 per cento. In caso contrario un premio minore è assegnato al ballottaggio tra i primi due.
Ma il problema centrale è costituito dal fatto che non esiste una legge elettorale per il Senato. In un primo tempo Renzi aveva deciso di congelare la legge elettorale per 15-18 mesi ma è stato questa volta il gruppo parlamentare del PD ha deciso di non accettare la condizione e il segretario-presidente ha dovuto rinunciarvi.
Senonchè, al di là delle posizioni dei gruppi parlamentari di opposizione (a cominciare dal movimento Cinque stelle che pronostica l'ingovernabilità totale e lo sfascio del Paese e lo stesso Berlusconi è tutt'altro che soddisfatto per la vittoria parziale del governo rispetto alla legge elettorale).
D'altra se si tiene presente che l'abolizione del Senato richiede lavori parlamentari che dovranno durare dai quindici ai diciotto mesi e che nulla può evitare che, applicando per l'elezione eventuale del Senato, la legge che deriva dalla sentenza della Corte Costituzionale, cioè un proporzionale quasi puro, la maggioranza del Senato sia radicalmente differente da quella che emerge con l'Italicum.
Il tutto avviene in una situazione complessiva che vede il maggior partito diviso tra correnti che dialogano tra loco con difficoltà e il capo dell'opposizione, l'uomo di Arcore, che per ora non ha convenienza ad andare a votare ma che quando si sentirà di andare alle urne non avrà nessuna difficoltà a staccare la spina. Da questo punto di vista pronosticare che la diciassettesima legislatura possa arrivare alla conclusione naturale mi sembra più difficile di quello che è apparso nei giorni scorsi.

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