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renzi-letta-risdi Salvo Vitale - 7 febbraio 2014
La mossa è stata studiata sin dall’elezione di Renzi segretario DS: innescare un processo di contrapposizione tra Letta e Renzi, mettere Renzi nella posizione di chi vuole fare le scarpe al suo collega di partito e quindi farlo passare per subdolo manovratore, ambizioso, imbroglione e scaricarsi in un colpo solo di Letta e di Renzi. A chi poteva venire in testa tale brillante idea? Naturalmente agli strateghi del centrodestra, da Sallustri, a Feltri, a Ferrara, i quali scrivono e danno per certo che “Renzi scarica Letta”. La giustificazione che sta dietro a questa strategia è che Letta è un temporeggiatore, non ha fatto nulla, non sa governare, che Renzi potrebbe contare sul consistente appoggio di Berlusconi, il quale si troverebbe ad essere rilegittimato e, scrive qualcuno, ma seriamente, “acclamato come padre della patria”.

E pertanto tutti a scrivere che occorre una fase nuova, una nuova spinta, un rilancio, un’accelerazione, un rimpasto e ad elencare i ritardi nei problemi più grossi, dalla riforma elettorale a quella costituzionale, ai problemi del lavoro che manca e non riparte, alla detassazione del grande peso fiscale che grava sulle industrie e aziende, alla semplificazione della burocrazia, all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Mancano quasi sempre, in queste proposte, due temi di fondo che potrebbero davvero dare il via alla nuova fase: valorizzare l’agricoltura con una serie di politiche di incentivazione e rendere appetibile il grande patrimonio culturale di cui l’Italia dispone, ma che non sa curare e sfruttare adeguatamente. Naturalmente, a sinistra, come sempre, tutti hanno abboccato all’amo: Letta è diventato un problema che occorre rimuovere, quasi che il “non governo” fosse colpa sua e non delle forze politiche che sorreggono il governo, e quindi, principalmente di Renzi e di Alfano, i quali gridano che è necessario invertire la rotta, ma non fanno niente neanche per provarci. Qualcuno ha già fatto i conti: andiamo a votare non appena approvata la nuova legge che dà il premio di maggioranza al raggruppamento che raggiunge il 37%, e siccome il centro destra è una sorta di cloaca capace di accogliere, riciclare, restaurare, riverginare tutto e tutti, da Mastella a Scaiola, è facile prevedere che si prospetta un nuovo quinquennio di centrodestra, durante il quale si approverà la norma dell’elezione diretta del capo dello stato che governerà con una sola camera di fedelissimi, e l’opposizione potrà solo guardare e litigare, com’è solita, con se stessa. L’esca Renzi ha trovato altri volenterosi sostenitori a sinistra del PD, tra i seguaci di Cuperlo, spalleggiati questa volta dagli amici del sindaco fiorentino. E’ questione di giorni, si parla del 20 febbraio. Ci troviamo così davanti a un finto scontro, pompato sino all’esasperazione, nel quale Renzi stesso accetta imprudentemente di tuffarsi, tra due ex-democristiani, la cui inversione di ruoli non cambierebbe assolutamente nulla, se non l’affossamento reciproco. Si inventano anche gli ostacoli, per poi superarli, e tra di essi l’ostilità di Napolitano a un cambio della guardia, il fatto che Renzi non è stato scelto dal voto popolare, il fatto che, essendo poco gradito alla sinistra del PD potrebbe anche cadere vittima di un’imboscata, come già successo a Prodi. Il puparo ce l’ha fatta e nessuno dei cosiddetti protagonisti politici, si è reso conto di recitare la parte del pupo.

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