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manca-attilio-2di Antonio Ingroia - 9 gennaio 2014
Qualcuno ricorderà la storia di Attilio Manca, il giovane urologo ucciso nel febbraio 2004, che abbiamo ricordato più volte anche sul nostro sito. Tra qualche giorno comincerà il processo e i pm chiederanno l’archiviazione, come spiega il pm Pazienti in questa intervista.
Della vicenda si è interessata spesso, l’ultima proprio ieri, anche la trasmissione “Chi l’ha visto”, con nuovi sviluppi sulla vicenda. Antgonio Ingroia che ha assunto la difesa della famiglia Manca ha risposto al pm con un articolo pubblicato su due siti viterbesi, tusciaweb e Viterbonews, che riportiamo anche di seguito:
Sento spesso dire che ci sono alcuni magistrati i quali, pur facendo pienamente il proprio dovere, vengono additati da alcuni politici come emblemi del discredito della magistratura.
Invece io credo che a screditare la magistratura, così come ogni altra categoria, sono coloro che lavorano con sciatteria e superficialità e, in più, manifestano l’arroganza del pregiudizio nell’esercizio del potere, che è mancanza di quell’umiltà necessaria per trovare la verità nei casi più difficili, nel rispetto dei sentimenti di familiari delle vittime dei reati. Se questo accade a un magistrato il risultato è giocare con la vita delle persone.
Le dichiarazioni del procuratore capo di Viterbo disegnano proprio questo modello negativo di magistrato.

Non solo non tiene conto delle prove evidenti che dimostrano che Attilio Manca non si è suicidato e che si tratta di un omicidio probabilmente di stampo mafioso, ma addirittura mostra l’incredibile arroganza di un potere che pretende di affermare con sicumera il contrario, e cioè che Bernardo Provenzano non c’entra niente e che il caso è chiuso perché definitivamente provato che il dottor Manca fosse un drogato suicida.
E questo lo dice, con arroganza, prima ancora che si pronunci un giudice, cosa che avverrà in un processo a cominciare dalla prima udienza fissata per lunedì prossimo.
Nella trasmissione “”Chi l’’ha visto”” di ieri, inoltre, è finalmente venuto alla luce che nei giorni in cui fu operato Provenzano, Manca non era presente in ospedale.
I cittadini si aspettano non solo magistrati autonomi e indipendenti, ma anche magistrati appassionati della verità, pronti ad ascoltare le istanze di giustizia dei cittadini, specialmente dei familiari delle vittime, e rispettosi del dolore di questi ultimi.
Alla famiglia Manca è capitato un magistrato poco avvezzo alle cose di mafia, cosa che ci può stare, ma purtroppo anche un magistrato che non ha voluto guardare al di là del proprio naso e un procuratore capo che, nei giorni scorsi, insisteva con dichiarazioni pubbliche che addirittura rivendicavano miopia e inerzia investigativa.
È con una dose di arroganza non comune che il procuratore di Viterbo ci chiede di rivolgerci all’antimafia. Non avevamo bisogno di questo suggerimento per chiedere verità e giustizia e cercare di riparare a un chiarissimo errore giudiziario.
I cittadini assetati di giustizia hanno bisogno di magistrati desiderosi di soddisfarla, non di una magistratura corporativa, gretta e burocratica che si chiude a riccio dentro le proprie prerogative e indisponibile a sentire sollecitazioni, stimoli e critiche che vengono dai cittadini che alla magistratura stessa si rivolgono.
Antonio IngroiaQualcuno ricorderà la storia di Attilio Manca, il giovane urologo ucciso nel febbraio 2004, che abbiamo ricordato più volte anche sul nostro sito. Tra qualche giorno comincerà il processo e i pm chiederanno l’archiviazione, come spiega il pm Pazienti in questa intervista. Della vicenda si è interessata spesso, l’ultima proprio ieri, anche la trasmissione “Chi l’ha visto”, con nuovi sviluppi sulla vicenda. Antgonio Ingroia che ha assunto la difesa della famiglia Manca ha risposto al pm con un articolo pubblicato su due siti viterbesi, tusciaweb e Viterbonews, che riportiamo anche di seguito:
Sento spesso dire che ci sono alcuni magistrati i quali, pur facendo pienamente il proprio dovere, vengono additati da alcuni politici come emblemi del discredito della magistratura.
Invece io credo che a screditare la magistratura, così come ogni altra categoria, sono coloro che lavorano con sciatteria e superficialità e, in più, manifestano l’arroganza del pregiudizio nell’esercizio del potere, che è mancanza di quell’umiltà necessaria per trovare la verità nei casi più difficili, nel rispetto dei sentimenti di familiari delle vittime dei reati. Se questo accade a un magistrato il risultato è giocare con la vita delle persone.
Le dichiarazioni del procuratore capo di Viterbo disegnano proprio questo modello negativo di magistrato. Non solo non tiene conto delle prove evidenti che dimostrano che Attilio Manca non si è suicidato e che si tratta di un omicidio probabilmente di stampo mafioso, ma addirittura mostra l’incredibile arroganza di un potere che pretende di affermare con sicumera il contrario, e cioè che Bernardo Provenzano non c’entra niente e che il caso è chiuso perché definitivamente provato che il dottor Manca fosse un drogato suicida.
E questo lo dice, con arroganza, prima ancora che si pronunci un giudice, cosa che avverrà in un processo a cominciare dalla prima udienza fissata per lunedì prossimo.
Nella trasmissione “”Chi l’’ha visto”” di ieri, inoltre, è finalmente venuto alla luce che nei giorni in cui fu operato Provenzano, Manca non era presente in ospedale.
I cittadini si aspettano non solo magistrati autonomi e indipendenti, ma anche magistrati appassionati della verità, pronti ad ascoltare le istanze di giustizia dei cittadini, specialmente dei familiari delle vittime, e rispettosi del dolore di questi ultimi.
Alla famiglia Manca è capitato un magistrato poco avvezzo alle cose di mafia, cosa che ci può stare, ma purtroppo anche un magistrato che non ha voluto guardare al di là del proprio naso e un procuratore capo che, nei giorni scorsi, insisteva con dichiarazioni pubbliche che addirittura rivendicavano miopia e inerzia investigativa.
È con una dose di arroganza non comune che il procuratore di Viterbo ci chiede di rivolgerci all’antimafia. Non avevamo bisogno di questo suggerimento per chiedere verità e giustizia e cercare di riparare a un chiarissimo errore giudiziario.
I cittadini assetati di giustizia hanno bisogno di magistrati desiderosi di soddisfarla, non di una magistratura corporativa, gretta e burocratica che si chiude a riccio dentro le proprie prerogative e indisponibile a sentire sollecitazioni, stimoli e critiche che vengono dai cittadini che alla magistratura stessa si rivolgono.


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