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internet-retidi Nicola Tranfaglia - 16 dicembre 2013
Disponiamo finalmente - dopo tanti sondaggi che si sono rivelati male impostati o fondati su questionari superficiali e contraddittori che non tenevano conto di indici importanti come l'istruzione degli intervistati, la loro età e la loro esperienza di rapporto con i media - di una rilevazione, dovuta all'Osservatorio sul capitale sociale e in particolare da Demetra (sistema Catì, periodo 25-29 novembre). Il campione è stato ricavato dall'elenco degli abbonati telefoni fissi (15 anni e oltre) ed a leggere con attenzione domande e risposte, c'è da ricavare l'idea che i dati ricavati possano avere una certa e non piccola attendibilità. I dati che emergono dalla rilevazione complessiva mettono in luce alcuni elementi significativi che mostrano una situazione in parte notevole mutata da sei anni fa, quel 2007 che aveva preceduto di un anno l'ultima, clamorosa vittoria della destra guidata da Silvio Berlusconi.
Il primo elemento che bisogna sottolineare è il calo di peso sugli spettatori dello strumento televisivo, che pure resta senza alcun dubbio egemonico, sulla popolazione italiana.

Tengono le radio e si riduce notevolmente l'influenza dei quotidiani e dei giornali più in generale conservando una percentuale complessiva del 25 per cento sul complesso dei media.
Ma quel che colpisce è che la tv ormai anche nel nostro paese - dove pure da più di cinquant'anni guida la classifica nell'influenza mediale e nel rapporto con i poteri che contano - gode oggi di un grado di fiducia limitato e soltanto due persone su dieci la considerano un medium davvero libero e indipendente. Il primato della rete è favorito dalla rapida evoluzione delle tecnologie di comunicazione. Nell'ultimo anno, non a caso, la quota di coloro che si collegano a Internet mediante i cellulari o i tablet è cresciuta sensibilmente. Di 20 punti dal 37% al 57%.
Peraltro, pur dopo l'ultima campagna elettorale del 2013 che è stata tra le più  televisive della nostra storia, anche gran parte dei programmi televisivi di informazione appare in calo di credibilità. E la cosa riguarda particolarmente il TG1 e il TG2 che sono stati, per molti decenni, sedi privilegiati delle novità politiche da parte dell'uno o dell'altro leader. Il calo di fiducia - e questo c'era da aspettarsi dopo "la decadenza" di Berlusconi dal Senato. Il TG de La 7, condotto da Enrico Mentana, segna un aumento di credibilità rispetto a sei anni fa ma per la prima volta arretra dopo tanti anni, seppure di poco, rispetto al 2012.
Gli unici telegiornali che registrano una crescita costante sono quelli sulle reti all news, come Rai News 24 e Saky TG24.
Tra le trasmissioni di approfondimento televisivo per la prima volta svettano in cima Report di Milena Gabanella e Ballarò di Giovanni Floris ma dietro di loro si piazza una trasmissione battagliera come Piazza Pulita mentre scendono Servizio Pubblico di Santoro e altre trasmissioni più o meno autorevoli.
Ora non c'è dubbio che il fenomeno complessivo, da una parte, risponde al prevedibile allargamento di uso e di successo della rete, dall'altra riflette l'atmosfera di distacco sempre più generalizzato dalla politica da parte degli italiani e la sfiducia che la crisi possa risolversi a breve scadenza e contribuire in maniera concreta ai troppi problemi aperti per gran parte della popolazione, soprattutto ma non soltanto nelle regioni meridionali.

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