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gelli-licio-seppiadi Nicola Tranfaglia - 11 ottobre 2013
Chi pensa ancora che l'esordio politico di Silvio Berlusconi, con l' inaspettata conquista della presidenza del Consiglio nella primavera del 1994-siamo ormai vicino ai vent'anni da quegli avvenimenti-ha una visione della nostra storia repubblicana che non risponde proprio alla realtà. Lo dico perchè a me proprio allora accadde di scrivere sul quotidiano fondato da Antonio Gramsci (ma lo scrisse anche il direttore di allora de La Repubblica) che tutto era cominciato molto prima.
E, tra gli anni decisivi per quella storia, c'era stata-senza dubbio alcuno, a metà degli anni settanta-quella che una trasmissione televisiva di Sergio Zavoli chiamò a ragione la "notte della repubblica" (ebbi, ricordo, uno scontro durissimo, durante le riprese in Rai, con l'attuale senatore del PDL Roberto Formigoni). Che vide il rapimento e l'assassinio, ancora misterioso, di Aldo Moro ma anche l'incredibile assalto alla Banca d'Italia con l'incriminazione del governatore Paolo Baffi e del responsabile della vigilanza Mario Sarcinelli, addirittura arrestato senza motivo. Furono gli anni quelli immediatamente successivi anni di dure imprese terroristiche, una più drammatica dell'altra, e, all'inizio degli anni ottanta (luglio 1982), alcuni magistrati di Milano sequestrarono a Maria Grazia Gelli a villa Wanda, presso Castiglion Fibocchi, il "Piano di rinascita democratica" base dell'impresa di Licio Gelli (foto).

Ma chi era il capo (almeno nominale) della loggia P2, già appartenente al Grande Oriente d'Italia, e dedicata a reclutare nuovi adepti alla causa massonica, venuta alla luce quasi per caso ed esplosa con grande clamore nell'Italia del pentapartito? Gelli, nato a Pistoia nel 1919, partì volontario con la spedizione delle Camicie Nere in Spagna a diciassette anni, fu premiato da Mussolini in persona per la sua partecipazione alla guerra civile tra franchisti e repubblicani e divenne ufficiale di collegamento tra il governo fascista e il Terzo Reich. Negli ultimi mesi della guerra, come molti agenti della morente repubblica sociale, praticò un frenetico "doppio gioco" e uscì dal conflitto come agente degli alleati angloamericani, disponibile a proseguire il suo lavoro nella lotta accanita contro il nemico sovietico e i suoi alleati, i partiti comunisti del vecchio continente tra cui quello italiano, il Pci di Palmiro Togliatti.
Negli anni della repubblica, Gelli riuscì a concentrare, all'interno della lotta contro il comunismo italiano e internazionale, personaggi di ogni genere, il potere suo e della massoneria crebbe sempre di più, partecipando alle lotte tra i partiti storici del centro e della destra (ma in parte anche del centro sinistra) e, con gli antichi massoni, fondò il 20 maggio 1981 la loggia coperta P2, scoperta un anno dopo dalla magistratura milanese. Negli elenchi della loggia gelliana erano iscritti i nomi di quattro ministri del governo in carica, di 44 parlamentari, di tutti i vertici dei Servizi Segreti di allora, il Sismi e il Sisde, dei comandanti della Guardia di Finanza, alti ufficiali delle tre armi e dei Carabinieri. Sempre allora si affiliarono i due "fratelli" Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri.
dellutri-berlusconi-webIl piano di rinascita democratica, pubblicato negli Atti dell'inchiesta parlamentare decisa nella IX legislatura e presieduta da Tina Anselmi, disegna in effetti un progetto preciso di conquista del potere, senza cambiare in apparenza la forma dello Stato e mantenendone la veste per così dire "democratica". Ma, nello stesso tempo, effettuando alcuni ritocchi (non si sa di quale portata) alla costituzione, intervendo con il denaro e con altri strumenti persuasivi all'interno dei partiti politici, dei mezzi di comunicazione (con la dissoluzione della RAI-TV pubblica) e dei sindacati, selezionando gli uomini e le donne per le varie cariche e questo significa favorire l'ascesa di quelli vicini alla Loggia e al mondo che essa esprime e mettendo da parte quelli che non sono, in nessun modo, addomesticabili. Insomma, se fossimo in una repubblica guidata davvero dai principi costituzionali (non lo siamo ancora ma si può ancora sperarlo!) piacerebbe a me, come  a molti altri professori di storia contemporanea o di diritto costituzionale) spiegare ai giovani delle nuove generazioni perchè Gelli e la P2 hanno rappresentato, per più di un trentennio, il tentativo di fare della nostra repubblica uno stato autoritario (nella sostanza) buttando a mare le idee e i principi per cui gli antifascisti, e quelli che hanno lottato e magari sono morti nella Resistenza, hanno lottato a fondo. Tre parole che ai massoni di Gelli non sono mai piaciute: libertà, eguaglianza, solidarietà.

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