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maggiani-chelli-giovanna-web2di Giovanna Maggiani Chelli - 21 dicembre 2012
Abbiamo deciso di aderire dopo la chiamata di Salvatore Borsellino perché ci sembrava giusto e doveroso farlo. La Procura di Palermo, i procuratori di Palermo si sono mossi per capire una buona volta se trattativa fra Stato e mafia c'è stata, a quale livello e come abbiano trattato. Noi riteniamo che sia una cosa molto giusta che venga fatto. È tutto un po’ in discussione, è tutto un po’ in difficoltà per questi magistrati che stanno lavorando. Abbiamo visto in queste ore che hanno dovuto dimettersi dall'Associazione Nazionale Magistrati i procuratori Di Matteo e Teresi, e quindi vogliamo esserci anche noi, ci sembra più che doveroso, lo ripeto.

Un momento assai particolare in cui, nei principali quotidiani italiani, si è passati dal parlare di trattativa Stato-mafia a “presunta” trattativa; per quale motivo si è aggiunto questo termine "presunta"?

 Il termine “presunta” è un termine che ci angoscia da sempre perché noi la trattativa stato-mafia sappiamo tutti benissimo che già nei primi processi di Firenze, che sono andati a sentenza passata in giudicato nel 2002, si parla di trattativa; se ne parla, la sentenza chiude con la famosa frase “se trattativa ci fosse stata, ci sarebbe da inorridire”. Andiamo poi al processo Tagliavia che chiude dicendo “in un primo momento, trattativa c’è stata” e quindi questa parola “presunta” che navigava sempre davanti a noi ci dava particolarmente fastidio. Poi ad un certo punto un po’ decade, perché forse le voci di quelli come noi, di quelli che comunque presunta non lo potevano di certo dire, era stata un attimo surclassata da quelle voci che la trattativa c'è stata, insomma, lo ha detto una Corte di primo grado di Firenze. Oggi siamo ritornati al “presunta”, il “presunta” forte e roboante nasce dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, della Consulta, rispetto all’azione intrapresa dal Presidente della Repubblica; sia pure, secondo lui, secondo diciamo il Quirinale, un'azione dovuta, la motivazione è rispetto ai Presidenti della Repubblica che verranno dopo.

Noi abbiamo sempre cercato di guardare con un occhio di riguardo il Presidente della Repubblica, però non ce lo possiamo dimenticare quando da Presidente della Camera scrisse a tutti i familiari delle vittime della strage, alla mia famiglia per prima, in cui si esprimeva con dei toni, si esprimeva con delle parole che non ci aspettavamo certo che ci fosse un ricorso alla Consulta per non far ascoltare delle intercettazioni, che tutto sommato possiamo anche pensare che non nascondano così grandi cose, però a torto o a ragione avremmo dovuto tutti sentirle. Perché se è vero che il Presidente della Repubblica ha delle grosse responsabilità verso i Presidenti della Repubblica futuri, è altrettanto vero che ha delle grandi responsabilità, un po’ come tutti quelli che hanno ricoperto grandi azioni istituzionali come la sua, ha delle grandi responsabilità verso le stragi di questo Paese, anche le nostre stragi, quelle del 1993. È una verità che la nazione aspetta da tanto tempo; forse quelle due telefonate o tre, quante sono, andavano fatte ascoltare per chiudere con giustizia tutto questo.

Trascrizione a cura di Gianmarco Maggi


Tratto da: 19luglio1992.com

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