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di Fabio Repici
Quando penso a lui, mi sembra di vedere la forza sovrumana e benefica di Jean Valjean. Una sola differenza: mentre nel personaggio creato dalla penna al contempo sanguinante e mitizzante di Hugo quella vigoria inarrestabile proveniva per paradosso dal misfatto di una pregressa vita da galeotto, per lui quella spinta fisica e morale ugualmente inarrestabile è venuta dal peggiore dei misfatti commesso contro suo figlio Nino e sua nuora Ida. Perché, prima di quel misfatto e della impresa che si è dovuto dare, c'era stata una vita cristallina come poche, fatta del sudore pulito del suo lavoro e dell'amore puro per la sua Augusta e per i suoi quattro figli.
Parlo, ovviamente, di Vincenzo Agostino: un uomo che è un gigante nella storia del nostro Paese. Anzi, nella Storia. Perché è riuscito in un'impresa assegnatagli dal peggiore dei destini. E ci è riuscito anche se l'ultimo tratto l'ha dovuto affrontare senza la signora Augusta. Ma nella realtà è come se lei fosse rimasta al suo fianco.
Quanto Vincenzo Agostino sia un gigante è stato plasticamente visibile a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di vedere quasi un mese fa al Taormina Film Fest in anteprima il documentario «Io lo so chi siete», del regista Alessandro Colizzi e scritto da Silvia Cossu. Che ci si augura possa essere presto apprezzato dal pubblico più vasto possibile.
Intanto, a 31 anni dall'omicidio di Nino Agostino e Ida Castelluccio, per la prima volta la ricorrenza del dolore e del ricordo coincide con l'avvio del processo. Che sarà la sede giudiziaria nella quale si potrà dimostrare come il poliziotto Nino Agostino e sua moglie siano stati assassinati per mano dei mafiosi Antonino Madonia e Gaetano Scotto, nella convergenza di interessi di un pezzo di Cosa Nostra e di un pezzo di Stato. Quel processo è l'impresa realizzata dal nostro gigante, che 31 anni fa, insieme a sua moglie, si è caricato sulle spalle il peso che sarebbe stato insopportabile per chiunque altro, di supplire alle latitanze e ai depistaggi delle istituzioni e di diventare un faro per i cittadini dell'intera Nazione, fino a trovare tre magistrati, della Procura generale di Palermo, che hanno disvelato, finalmente e ufficialmente, il vero crimine di mafia e di Stato che è stato quel duplice omicidio.
La richiesta di rinvio a giudizio firmata da Roberto Scarpinato, Umberto De Giglio e Domenico Gozzo e l'avviso di fissazione dell'udienza preliminare per il prossimo 10 settembre, che sono le novità della cronaca, sono arrivati dopo trent'anni di impegno sovrumano del nostro gigante buono.
Quei trent'anni, al netto della mediocrità dei brevi interventi di chi scrive queste righe, furono riassunti meravigliosamente da Antonella Beccaria, nell'audiodoc pubblicato un anno fa per il trentesimo anniversario del delitto, che è un'opera strepitosa e che merita di essere riascoltato da chi voglia seguire l'avvio del processo conoscendo adeguatamente tutti i frammenti della storia.
Fabio Repici

Foto © Our Voice

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