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di Giuliano Lodato
Il 24 marzo di ogni anno in Argentina si celebra il giorno della memoria per le vittime della dittatura militare del generale Videla.
I militari argentini al potere, che erano stati spettatori attenti della dittatura di Pinochet in Cile e delle attenzioni, negative, che si era attirato dall’Occidente, agirono sotto traccia, silenziosamente. Ma in maniera altrettanto, o più, crudele.
Sparirono oppositori e potenziali oppositori, ma anche gente che non si era schierata. Torturati e poi uccisi. Scomparsi. “Desaparecidos”, nome con il quale passarono poi alla storia.
Nei centri di detenzione c'erano anche bambini e donne incinte. I neonati vennero strappati alle madri, che furono uccise.
Le nonne di quei bambini, ancora oggi, tutti i giovedì, si riuniscono a Plaza de Mayo, la piazza principale di Buenos Aires. Non vogliono che si dimentichi.
Oggi non hanno potuto manifestare e giovedì non potranno vedersi, come fanno da anni, a causa delle restrizioni dovute al coronavirus.
La dittatura si concluse nel 1983 dopo circa 7 anni.
In un paese che ha più della metà della popolazione discendente da italiani, mi sembrava giusto non dimenticarlo.