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di Marco Lillo - Intervista
Salvatore Borsellino, il fratello del giudice: “Celebro questa giornata perché non voglio ricordarlo soltanto il 19 luglio nel giorno della strage

Salvatore Borsellino è un ingegnere che vive a Milano da decenni. Oggi però è a Palermo. Il 19 gennaio 2020 è una data speciale. Non solo per lui. Oggi suo fratello Paolo avrebbe compiuto 80 anni. E c’è una vena di malinconia nel ricordo.

Perché quest’anno è diverso?
Non solo perché Paolo avrebbe compiuto 80 anni. C’è anche un motivo personale: quest’anno mia figlia mi ha dato la gioia inattesa di un nipotino. Allora mi è venuto da pensare a mio fratello, ucciso a 52 anni senza la gioia di vedere nemmeno uno dei tanti nipotini che i suoi figli gli hanno dato.

Come ricorderete Paolo Borsellino oggi?
Con una grande festa, grazie agli artisti siciliani che parteciperanno a questo evento organizzato dal Movimento delle Agende Rosse. Sono tanti gli artisti che hanno risposto alla nostra chiamata e abbiamo voluto fare questo spettacolo alla Kalsa al Real Teatro Santa Cecilia che la Fondazione Brass Group mette a disposizione ogni anno. Il teatro è tutto esaurito ma si potrà seguire sul sito www.antimafiaduemila.it la diretta streaming. Non voglio ricordare Paolo soltanto il 19 luglio nel giorno della strage. Per me Paolo è vivo e continua a vivere nel cuore di tanti. Continuano a vivere le su idee ed è vivo quello che ha fatto. Quindi è giusto festeggiare il giorno del suo compleanno.

Come immagina Paolo Borsellino a 80 anni, come sarebbe stata la sua vita, se non lo avessero ucciso?
L’immaginazione non serve a niente in questo caso. Lo ricordo sorridente e giovane per sempre, come era quando hanno stroncato la sua vita nel momento migliore. L’amarezza non ci lascia mai. Però le posso dire che ieri per un attimo l’ho rivisto nella Casa di Paolo…

Può spiegare a chi non la conosce, e magari potrebbe un giorno andare a Palermo a visitarla, cosa è La Casa di Paolo?
Non è un caso che festeggiamo proprio da cinque anni il compleanno di Paolo. Lo facciamo perchè da cinque anni è stata fondata La Casa di Paolo che era il mio sogno. Io volevo far ritornare Paolo Borsellino a Palermo nei luoghi in cui era nato e cresciuto. Sono riuscito a trasformare la vecchia farmacia di mio padre in una casa di accoglienza dove i ragazzi del quartiere possono fare attività con i volontari.

La Kalsa dove siete cresciuti era anche il quartiere di Giovanni Falcone. Cosa c’è adesso nella ex farmacia della vostra famiglia?
Come le dicevo lì ho rivisto Paolo ieri pomeriggio (venerdì per chi legge, ndr). Era pieno di bambini che erano lì come se stessero a casa propria. In quel quartiere non è raro che il padre sia carcerato e la mamma debba lavorare per guadagnare qualcosa per vivere. Vedevo la gioia di quei bambini che studiavano insieme ai volontari che li assistevano e mi sono immaginato Paolo vivo e sorridente come lo ricordo io, proprio lì.

Quello è un quartiere difficile, un tempo dominato dal boss Masino Spadaro, morto un anno fa a 82 anni. Secondo lei è cambiata Palermo dai tempi della vostra gioventù?
Io non vivo a Palermo però quel che posso dire è che i ragazzi che incontro sono migliori. I grandi, non lo so. sento dire cose poco belle persino sui magistrati, non lo so…. Ieri (venerdì, ndr) però ho conosciuto tre ragazzi dell’istituto Maiorana che sono venuti alla casa di Paolo per intervistarmi. Sono nati dopo la morte di Paolo eppure ne parlavano come se lo avessero conosciuto. Io mi sono concentrato sui giovani in questi anni. Con loro voglio parlare.

Lei viaggia l’Italia in lungo e in largo per andare nelle scuole e nelle piazze. Quanti ragazzi ha incontrato in questi anni?
Penso di avere parlato a decine di migliaia di studenti e di ragazzi. Non esagero. Appena atterro a Milano al ritorno da Palermo riparto per andare a incontrare i ragazzi di tutte le scuole di Ventimiglia. Gli anni mi cominciano a pesare ed è dura ogni volta. Però mi basta un incontro con i ragazzi e mi torna la voglia. Mi basta sentire i loro occhi su di me che mi seguono attenti mentre gli racconto Paolo. Sento il loro cuore battere. Spero di incontrarne ancora tanti, fino a che avrò la forza per farlo.

Pochi giorni fa sono state depositate le motivazioni della sentenza di appello che conferma l’assoluzione dell’ex ministro Calogero Mannino. Ci sono passaggi che sembrano minare anche alcuni punti della sentenza di primo grado del processo Trattativa.

Io non sono un magistrato e non mi intendo di legge. Però certe volte mi sembra di leggere il principio di Archimede al contrario. Come se la spinta dei corpi fosse verso il basso invece che verso l’alto. L’ipotesi che gli ufficiali del Ros abbiano informato mio fratello Paolo Borsellino della Trattativa con Vito Ciancimino (dopo la morte di Giovanni Falcone, ndr) e che lui sia stato d’accordo, per me è totalmente sbagliata. Per me la verità è un’altra: Paolo Borsellino era contrario alla trattativa e proprio la sua opposizione è stata la ragione per la quale è stato ucciso.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

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