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di Sandro Ruotolo
La guerra di mafia che imperversa nel foggiano ci impone una riflessione.
Sapete tutti che Libera, con don Luigi Ciotti, ha promosso una mobilitazione per venerdì 10 gennaio a Foggia per rispondere alla violenza criminale di questi ultimi giorni.
L’appello è rivolto alla società civile, “per chiamare il male per nome e non girarsi dall’altra parte, perché il male non è solo di chi lo commette ma anche di chi assiste senza far nulla per contrastarlo”.
È un appello drammatico, perché coglie la questione centrale. La lotta alla mafia non può riguardare solo le forze che istituzionalmente sono preposte a combatterla. Se non diventa questione democratica, se non coinvolge il tessuto sociale e politico, è una battaglia che perderemo.
C’è una massima che adatto sempre: “La democrazia non si esporta”. Vale per le guerre in nome della democrazia (la democrazia non si impone con le bombe), ma vale anche per la lotta alle mafie.
Dobbiamo fare rete, insistere, coinvolgere tutti, dalla scuola alle parrocchie, a tutti i punti di riferimento: associazioni e comitati, presenti sui territori. È una battaglia di libertà.
Certo, non si può chiedere a chi vive nei territori dove vige la dittatura delle mafie di ribellarsi, se non c’è contemporaneamente una presenza costante dell’apparato repressivo dello Stato.
Non è omertà, è paura, se resti solo, se non vedi in giro le divise, le macchine dei carabinieri o della polizia, e resti indifferente. Ma oggi non possiamo dire che lo Stato non faccia la sua parte, con continuità nel reprimere il crimine, ma non basta, evidentemente.
Anche qui, come in altre aree del Paese, le famiglie criminali si riproducono. Vinceremo questa battaglia quando la società civile si ribellerà, quando ognuno di noi farà la sua parte.
C’è bisogno di fare rete, c’è bisogno di investire nella scuola, c’è bisogno di cultura. La conoscenza è l’unica nostra arma. Nessun eroe ma tanti resistenti.
La manifestazione del 10 gennaio a Foggia è solo l’inizio di un percorso che tutti, ma proprio tutto, dobbiamo intraprendere.
Non si deve restare indifferenti.
(7 gennaio 2020)

Tratto da: liberainformazione.org

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