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di Marco Travaglio
Com’era prevedibile, soprattutto da lui, il violento attacco di Renzi alla Procura di Firenze che indaga sull’ipotesi di B. e Dell’Utri mandanti esterni delle stragi ha scavalcato a destra Salvini, Meloni e i vertici di FI (molto più prudenti) e suscitato, oltre all’eterna gratitudine del Caimano, l’entusiasmo del Giornale di Sallusti e le congratulazioni di molti sedicenti “garantisti” del centrosinistra. Tutti accomunati dal non sapere una mazza né di quell’indagine, né delle sentenze (definitive) sulle stragi e su Dell’Utri che rendono l’ipotesi investigativa tutto meno che priva di “uno straccio di prova” (Renzi), “assurda” Macaluso”, “fantasiosa” (Ceccanti), “ardita” (Margiotta), “singolare” (Migliore), “politica” (Paita), “fiction” (Bruno Bossio). Da oggi, partendo da un’audizione del pm Nino Di Matteo in Antimafia e proseguendo con una storia a puntate curata da Marco Lillo, il Fatto regala a lorsignori e a chiunque voglia sapere una serie di ripetizioni sugli elementi fattuali a supporto di quell’ipotesi. Che forse, a distanza di 26-27 anni, non troverà prove sufficienti per sfociare in un processo. Ma che, alla luce dei fatti accertati, è pienamente logica, plausibile e coerente con la storia di Cosa Nostra, B. e Dell’Utri. Invece le versioni alternative fanno acqua e ridere. Per rendersene conto, basterebbe che Renzi e gli altri negazionisti increduli, stupiti e sbigottiti tentassero di rispondere a qualche domandina semplice semplice.
1. Nel 1992-’93 B. e Cosa Nostra vedevano crollare i loro partiti di riferimento sotto i colpi di Mani Pulite: è così assurdo pensare che concordassero sull’urgenza di farne uno nuovo che li garantisse entrambi?
2. Il partito venne in mente nel giugno ’92 a Marcello Dell’Utri, che prima non s’era mai occupato di politica, ma “dal 1974 al 1992” era stato il “mediatore del patto tra Berlusconi e Cosa nostra” (sentenza di condanna definitiva per mafia); e lo creò nel ’93 con i soldi e le tv di B. Che c’è di strano che ne abbia parlato con i mafiosi amici suoi e di B.?
3. Il 21 maggio ’92 Borsellino rivelò in un’intervista a Canal Plus (mai andata in onda) le indagini ancora in corso su Mangano, B. e Dell’Utri: Falcone saltò in aria due giorni dopo, lui 59 giorni dopo. Soltanto una spiacevole coincidenza?
4. Ai primi del ’93 Provenzano, Bagarella&C. fondarono il partito autonomista Sicilia Libera e poi lo sciolsero a fine anno per fare campagna elettorale alla neonata Forza Italia. É solo un caso anche questo?
5. Nei vertici ad Arcore dell’aprile ’93 sul partito Fininvest, Dell’Utri, Previti e Ferrara spingevano B., mentre Letta, Confalonieri e Costanzo lo frenavano.
Il 14 maggio Costanzo scampò per miracolo a un’autobomba mafiosa. Un’altra combinazione?
6. Le agende di Dell’Utri registrano a novembre ’93 due incontri con Vittorio Mangano, da poco uscito di galera 19 anni dopo l’ingaggio come “fattore” ad Arcore. Di che parlavano i due? Del partito che Dell’Utri stava creando o - come giura lui - dei problemi di salute di Mangano?
7. Il 19/20 gennaio ’94 il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano è a Roma e convoca il suo killer di fiducia Gaspare Spatuzza (già autore materiale delle bombe in via D’Amelio, via dei Georgofili, via Palestro e alle due basiliche romane) al Bar Doney di via Veneto: di fronte all’hotel Majestic, dove all’epoca soggiorna Dell’Utri per selezionare i candidati FI. Lì - racconterà Spatuzza - il boss gli confida che B. e Dell’Utri “ci stanno mettendo l’Italia nelle mani”. Ma occorre il “colpo di grazia”: l’attentato all’Olimpico di Roma. Perché Spatuzza, pentito sempre riscontrato, a partire dalla confessione su via D’Amelio che spazzò via i depistaggi, dovrebbe inventarsi proprio quella frase?
8. Il 23 gennaio ’94, a due mesi dalle elezioni anticipate, Cosa Nostra tenta ma fallisce l’attentato all’Olimpico. La strage è rinviata a una domenica successiva. Ma il 26 gennaio, col famoso videomessaggio, B. “scende in campo”. Il 27 i fratelli Graviano vengono arrestati a Milano (dove hanno procurato un lavoro a un loro favoreggiatore che deve seguire il figlio calciatore, dopo un provino nei pulcini del Milan ottenuto grazie all’interessamento di Dell’Utri). Cosa Nostra annulla la strage allo stadio e depone le armi: i boss sparavano da due anni a casaccio, o erano un po’ stanchini, o non volevano disturbare il partito amico?
9. Vinte le elezioni, B. va al governo e vara subito il decreto Biondi, con tre norme pro mafia, anticipate da Dell’Utri a Mangano nei loro incontri nella villa di Como. Intanto B., da premier, dopo tutte le stragi, continua a pagare 250 milioni di lire ogni sei mesi a Cosa Nostra. La pax mafiosa sta dando i primi frutti, o anche queste sono coincidenze?
10. Nel 1996 il boss Salvatore Cancemi, già membro della Commissione di Cosa Nostra e ora pentito (il più alto in grado della storia d’Italia), parla di B. e Dell’Utri come mandanti esterni delle stragi. Lo seguiranno decine di altri collaboratori di giustizia. Ma, anche fingendo che non esistano, c’è il boss irriducibile Giuseppe Graviano che, intercettato in carcere nel 2016-2017, racconta le stragi al compagno d’ora d’aria come di “una cortesia” chiesta da “Berlusca”. E freme d’ira contro B. perché “25 anni” fa “mi sono seduto con te, mangiato e bevuto”, “ti ho portato benessere” e poi “hai fatto il traditore”, “mi hai pugnalato”, “mi stai facendo morire in galera”. Perché mai, parlando delle stragi, dovrebbe tirare in ballo B. e incazzarsi per il tradimento, al punto di progettare un ricatto ai suoi danni? Si annoiava? Voleva divertirsi? O davvero B. e Dell’Utri nel 1993-’94 gli avevano chiesto e promesso qualcosa? Renzi e gli altri mafiologi della mutua ci facciano sapere la loro versione dei fatti. Ci sarà da ridere.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

Foto © Imagoeconomica

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